Giovedì 1 dicembre 2011
Nella serata di giovedì 1 dicembre il gruppo di lettura si confrontava e veniva approfondendo il romanzo di Junot Diaz: La breve favolosa vita di Oscar Wao, libro di formazione e saga familiare. Il gruppo sottolineava unitamente una certa pesantezza alla lettura della parte iniziale dell’opera per le troppe citazioni fantascientifiche e lo slang ispano-domenicano.
Non è stata apprezzata da tutti la modalità utilizzata per la suddivisione in capitoli (feedback di aree temporali); altri invece hanno gustato l’ironia del linguaggio figurato, metaforico e irriverente, che descriveva in modo frizzante il mondo dei protagonisti.
C’e stato chi ha compreso e seguito con empatia Oscar nella sua mitezza e perseveranza e chi inizialmente ha provato insofferenza per la sua passività e quel suo vivere dentro il “favoloso”, riscattandolo poi al momento della scelta forte e coraggiosa che lo porterà a concludere brevemente la sua vita. Sorpresa, emozioni e sentimenti forti sono stati provati nei capitoli di denuncia sociale: indignazione per quell’ incredibile dittatura domenicana dove la più crudele violenza ( perpetrata nei corpi e nella dignità delle persone) era “normale”, una violenza che permea e permane in tutto il libro in quegli individui investiti anche di un solo briciolo di potere . Il libro è stato un uscio, una fessura aperta su un mondo poco conosciuto, dove noi abbiamo sbirciato curiosi provando compassione umana ma anche grande difficoltà a identificarci: figure maschili compenetrate di sesso ma fuggenti le responsabilità, quelle femminili radicate e generose o martirizzate fino a diventare esseri anaffettivi; sì, tutte determinate, ma sole. Poi un grande desiderio “di qualcosa d’altro“. Il mondo nuovo, la transizione vissuta e sofferta da Lola , lei si positiva, ma incredibilmente anche di Oscar “lo Straniero”. Lui straniero nel ghetto come a Santo Domingo, il goffo e apatico ragazzo nerd che, perseguendo fino alla fine il suo sogno di vivere, diviene uomo venendo poi sorprendentemente a scoprire che” l’amore, “facile da confondere” non è tanto il sesso ma lo si trova nei gesti, “i piccoli gesti affettuosi” nella vita.
L’autore
Junot Diaz è nato nel 1968 a Santo Domingo, a 6 anni si è trasferito negli Stati Uniti Insegna scrittura creativa. E’ considerato tra i 20 migliori scrittori del 2000. Con questo libro ha vinto il premio Pulitzer nel 2008.
Giovedì 3 novembre 2011
Indignazione di Philip Roth è il libro discusso nell’incontro di giovedì 3 novembre.
Il gruppo ha espresso opinioni contrastanti per la modalità linguistica utilizzata nell’io narrante: qualcuno non è stato catturato dal personaggio Marcus, altri invece lo hanno accolto con tenerezza, c’è chi ha ammirato la sua tenace coerenza logica e chi ha provato perplessità per la sua incapacità al compromesso.
L’indignazione c’è stata per una vita tradita e sprecata da circostanze casuali così concatenate da portare a compimento un destino. Ma ci si è anche chiesti come il previdente Marcus, che perseguiva con abnegazione i suoi sicuri obiettivi, abbia fatto scelte così poco avvedute da portarlo poi al sacrificio di se nell’inutile guerra di Corea.
Tutto ha inizio nella famiglia, nel momento in cui l’eroe della sua infanzia non lo vuole riconoscere nell’adulto che sta diventando. La fuga per la sua indipendenza lo porterà a proseguire gli studi in un Campus bigotto e tradizionalista. Questa scelta è fatta con leggerezza (la foto accattivante del College). Qui lui è un diverso e non se ne rende conto, non si confronta, ha difficoltà a relazionarsi forse anche perché è figlio unico di un’onesta famiglia ebrea. È’ stato educato a “fare quello che va fatto” e a considerare i sentimenti “il più grande dei problemi”.
L’incontro con la sessualità libera di Olivia – Olivia che porta nel proprio corpo i segni dell’indignazione della propria anima – scardina certezze e la nuova realtà lo confonde.
E’ difficile rimanere coerenti con i propri obiettivi quando si incontra l’emotività. Entra in conflitto, è al contempo confuso e intransigente. Fa scelte che sono quelle di un ‘inesperto ragazzo di 19 anni. Non riesce a far chiarezza è combattuto, infrange regole ma è intollerante e si indigna sommando all’indignazione verso il padre, quella verso “chi e cosa” attenta la sua libertà di pensiero e coscienza. Non capisce e non accetta il compromesso, neanche di una realtà che può essere marginale, ma lui non è ancora un adulto completo ed è la sua rettitudine a portarlo lungo la strada inclinata e verso “quella” morte che da sempre aborriva.
L’autore
Philip Roth scrittore statunitense ebreo nasce nel 1933 nel New Jersey da genitori immigrati dalla Galizia. Vince il suo primo premio Pulitzer nel 1997; è uno dei più noti e premiati scrittori statunitensi della sua generazione.
Giovedì 6 ottobre 2011
Nell’incontro di giovedì 6 ottobre, il gruppo sempre più numeroso, ha discusso sul libro di Kathryn Stockett L’Aiuto.
Testo scorrevole , grammaticalmente scorretto per rendere il linguaggio povero e acculturato delle protagoniste.
Personaggi a tutto tondo, alcuni accattivanti nella loro calda, amorevole, intelligente e ironica umanità, altri sgradevoli perché radicati nella cattiveria e nel pregiudizio.
Ambientato nel profondo Sud degli anni ’60, dipinge l’affresco di quel provincialismo americano razzista, intriso di perbenismo e ignoranza, dove i rapporti umani sono di conseguenza non autentici. Lì si vive male perché i comportamenti e l’interiorità sono sempre rapportati al pregiudizio.
Quasi tutti si muovono all’interno di confini, “confini mentali” che precludono a loro la libertà di essere se stessi. Ma chi avesse l’opportunità e/o il coraggio di incontrare l’altro, quello considerato diverso “il Marziano M.L.King” di Aibileen, potrebbe riconoscere che, anche nella diversità, si è uguali come persone.
Le nostre eroine questo lo fanno, trovando così, nella loro relazione, la solidarietà, l’amicizia e insieme la fiducia che da loro forza e il coraggio necessario per cercare se stesse nel cambiamento.
Autore
Kathryn Stockett è nata e cresciuta a Jackson Mississippi. Dopo la laurea in letteratura si è trasferita a New York dove ha lavorato nell’editoria e nel marketing dei periodici. Attualmente vive ad Atlanta. L’aiuto uscito nel 2009 è il suo primo romanzo accolto con gran favore di critica e di pubblico.
Giovedì 1 settembre 2011
All’incontro di giovedì 1 settembre il gruppo si è mostrato coeso e al contempo accogliente con i nuovi partecipanti.
Giustamente critico e partecipe, invece, verso il libro oggetto di discussione: La trilogia della città di K. di Agota Kristof, libro che non lascia indifferenti.
La struttura, fuori da ogni schema narrativo, disorienta e rende ardua la lettura, inoltre gli argomenti drammatici e a volte scabrosi possono rendere difficile per alcuni il suo proseguimento.
Altri invece ne sono conquistati, merito anche dello stile narrativo scabro, asciutto e distaccato, perfetto per rendere accessibile alla lettura anche tali contenuti.
Viene descritta, infatti una umanità cattiva in cui tutte le ambiguità dell’uomo sono visibili, dove la giustizia può solo seguire le regole della necessità.
E’ una favola nera di un difficile percorso di crescita in un contesto estremamente negativo, le cui conseguenze portano alla realizzazione di infelicissimi adulti incompleti.
I fallimenti familiari e istituzionali ci invitano a riflettere sulla responsabilità , sulla giusta formazione della persona che non può essere solo mera sopravvivenza ma insegnamento ad un amore responsabile.
Giovedì 4 agosto 2011
All’incontro di giovedì 4 agosto 2011, pur essendo nel culmine dell’estate, il gruppo di lettura ha partecipato compatto. Il testo in discussione: Il profumo delle foglie di limone di Clara Sanchez, titolo suadente e trama intrigante – nazismo, impunità, amicizia – i temi.
Subito il Gruppo è stato concorde nel sottolineare la scorrevolezza della sua prosa e la buona struttura del libro, contemporaneamente rilevando però che i temi trattati non erano stati adeguatamente approfonditi, i personaggi avevano poco spessore e non a tutti risultavano simpatici. La narrazione conteneva delle incongruenze e le emozioni erano condivise da pochi. Con ciò a dire che la lettura, per alcuni ugualmente piacevole per altri a volte noiosa, era stata per le motivazioni già dette, al di sotto delle aspettative riposte nel libro.
L’opera è stata comunque opportunità di discussione poiché ci ha offerto spunti per riflettere e scambiarci opinioni su temi importanti e gravi quali il nazismo, di ieri e di oggi, il razzismo e l’importanza degli scambi intergenerazionali.
Giovedì 7 luglio 2011
La discussione di giovedì 7 luglio sul libro adottato Vergogna di J.M.Coetzee è stata partecipate e sentita da tutto il Gruppo di lettura.
Vergogna suscita subito emozioni contrastanti, giudizi sui comportamenti, simpatie e non sui protagonisti. Solo spostandoci dal nostro angolo visuale per dare una giusta attenzione all’Sud Africa post-apartheid possiamo comprendere, se pur con fatica, comportamenti così diversi dalla nostra logica razionale occidentale . Gli stessi possono prendere una collocazione “altra” permettendoci di riconoscere il cammino intrapreso dall’uomo, tra autonomia e partecipazione affettiva, alla ricerca del suo personale senso della vita.
Giovedì 9 giugno 2011
Il Gruppo di lettura si è incontrato Giovedì 9 giugno per commentare il 1° libro adottato:
La vita davanti a sé di Romain Gary vincitore con questo piccolo romanzo del premio Goncourt nel 1977.
Nell’incontro i partecipanti hanno discusso e riflettuto sul grande ma “simbiotico” rapporto d’amore e altruismo del bambino Momò e la sofferente “madre adottiva” Madame Rosà, legati dalla solitudine e povertà. Ne è uscito il desiderio di speranza e di famiglia di Momò, del suo voler esserci, di essere amato, della “vita davanti a sé” di cui ogni bambino ha diritto, perché “ la vita – come diceva M.Rosà – può essere molto bella , ma non è stata ancora veramente scoperta”. Questo libro ce ne ha rammentato gli ingredienti: l’accoglienza, la solidarietà, la tolleranza e la generosità.