ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo

05 Maggio 2022

Ragazza, donna, altro - Bernardine Evaristo - copertina

Autore

Bernardine Evaristo è nata e cresciuta a Londra da mamma inglese e padre nigeriano. Quarta di quattro figli, è cresciuta a Woolwich, South London, ha studiato come attrice e ha lavorato in teatro. È autrice di due romanzi in versi acclamati dalla critica: Lara (1997 e 2009 nuova versione), che segue le radici di una famiglia mista inglese-nigeriana-brasiliana-irlandese per oltre 150 anni, tre continenti e sette generazioni; e The Emperor’s Babe (2001).
Nel 2020 SUR pubblica in Italia un romanzo corale con 12 protagoniste che riscuote un grande successo: Ragazza, donna, altro


Genere: romanzo

Il dio delle piccole cose di Arundhati Roy

06 Febbraio 2020

Il dio delle piccole cose - Arundhati Roy - copertina

 

L’autrice indiana Arundhati Roy e il suo libro “Il Dio delle piccole cose” irretiscono i lettori con un’affabulazione che tocca tutti i registri di scrittura e del cuore: è amara la storia familiare, incastrata in un sociale egoistico dove ancora una tradizione oscurantista incide attivamente nelle relazioni umane. E’un lontano paese quello in cui siamo stati portati, la Repubblica indiana tra la fine degli anni sessanta e il 1980. Ci conducono voci infantili: quelli di Raphel ed Estha, due gemelli dizigoti dall’anima siamese   quando ormai adulti si rincontrano dopo gli accadimenti funesti che li avevano dispersi. Nuovamente, nella vecchia casa di famiglia dove ancora vive l’ormai teledipendente prozia Baby Kochamma. La promotrice dell’evento finale che li aveva divisi, incistati nel dolore, nel vuoto e nel silenzio. La storia   parte da lontano in una famiglia importante – apparentemente moderna anzi anglofila- di un’India che è stata coloniale.  Loro erano i deprezzati nipotini di un funzionario in pensione, di una nonna che era stata musicista e ora dirigeva la sua creatura: l’Azienda “Conserve Paradiso”.  All’interno della famiglia circola violenza attiva e passiva, perpetrata in special modo sulle donne e persino da chi donna, ancora la subisce peraltro rafforzata da una tradizione che mal distribuisce amore. Papachi è lo stimato marito manesco abituato a distribuire botte… ogni tanto, Mamachi, cui, e negata la musica – il violino le è spiaccicato sulla testa – ama smisuratamente solo il figlio maschio Chacko, cui tutto concede, uomo amabile e mediocre, laureato a Oxford ma talmente indolente da indurre la moglie inglese – sebbene incinta – al divorzio. La sorella Ammu è bella, fragile e ribelle ed è la mamma amorevole di Raphel ed Estha. Lei è ritornata nella casa di famiglia a seguito del divorzio con l’uomo ubriacone e violento che aveva scelto però con un atto d’indipendenza. Ora non ha condizione giuridica, i figli sono diventati illegittimi e in questa famiglia mal si sopportano: con distacco da Mamachi, con invidia dalla grassa zia Baby, malevola zitella per un amore non riconosciuto. Persona importante, poi, agli occhi dei bimbi dall’infanzia ancora serena, è Velutha, il bravo artigiano -falegname con un braccio solo – giovane uomo intelligente e indispensabile alla fabbrica di conserve: però egli è un Parvam,  un intoccabile, e anche se in quegli anni nel Kenala – dove c’era fermento politico e il Comunismo aveva il suo spazio-, le Caste erano state abolite nella società reale sempre intoccabile restava. Tanto che il padre – Velutha ha osato oltrepassare il confine della Casta – invaso dalla paura, lo va denunciare ad una inorridita Mamachi.  Perché Velutha e Ammu si amano, un amore impossibile, notturno e splendido che sa e si accontenta. Sanno che per loro c’è solo il Dio delle Piccole cose, il Dio della Perdita. Ammu aveva visto e colto l’amore ricambiato di Velutha e i suoi bimbi bistrattati, ignorati. La sua Presenza, i piccoli regalini   intagliati, donati porgendoli con delicatezza nel palmo della mano. Poi lei lo aveva visto nell’acqua – il mondo che gli apparteneva- e “Guardandolo comprese di cos’era fatta la bellezza”. La conoscenza di questa relazione e la malevolenza porteranno velocemente ad un susseguirsi di accadimenti tragici che travolgerà tutto e tutti. La cuginetta Sophie visita al papà Chaco muore annegata. Aveva voluto unirsi alla fuga in barca dei cuginetti lungo il fiume. Fuga indotta da più fattori, travisati, come a volte succede nei bimbi quando si sentono in colpa o hanno paura. Ammu, la mamma – scoperta la sua inammissibile relazione-   rinchiusa dentro una camera barrata, in balia dell’impotenza e del dolore   li aveva accusati di esser per lei una “una macina al collo”. Estha poi aveva paura che arrivasse “l’uomo dell’aranciata” quello che lo aveva molestato. Pensavano che al loro ritorno la mamma dopo esser stata in pena per loro li amasse nuovamente e di più. Non sarà cosi ma solo strati sovrapposti di dolore. Baby va alla polizia accusando Valutha di aver stuprato Ammu. Poi assieme al capo della polizia si accusa Velutha anche della morte della bimba. Poi quando Ammu smentisce lo stupro e Velutha ormai è agonizzante per le percosse subite, manipolano i due bambini perché accusino Velutha. Li ricattano spaventandoli dicendo che sarebbero finiti in prigione loro e la mamma, in tre celle diverse, perché la cuginetta è morta è per colpa loro. E’tra l’amore per Velutha o l’amore per la Mamma dovranno scegliere. Sarà Estha, dinanzi all’ultimo sorriso di Velutha a dire quel Sì.  Ammu che ha amato “un uomo portandolo alla morte” e i cui figli “sono colpevoli”, sarà cacciata da casa da Chaco, travolto dal dolore e sobillato dall’ignobile Baby.  Lei non sa come sostenersi, sogna si di aprire un’ipotetica scuola, invece sarà costretta con immenso dolore a lasciare i figli. Uno andrà dal padre, nel silenzio, l’altra resterà in quella casa, nel vuoto e Ammu morirà sola ed alcolizzata nella stanza di un albergo.  “Due vite e l’infanzia di due bambini” sono state tarpate. Raphel ed Estha dopo 23anni stanno ancora nel vuoto e nel silenzio perché colpevoli “tutte e due sapevano che era stato dato loro una possibilità di scelta”.  Poi un’antica rappresentazione Karhakali a cui i gemelli distanti tra loro assistono, “intrappolati in una storia  che era e non era la loro” ha l’ effetto catartico  di far sì che rientrino a casa insieme: Lui e Lei di nuovo Noi. Li avvicina in un atto “incestuoso”, Raphel ha “la bocca della loro bella madre” e loro due si uniscono “come due cucchiai” in un’unione che ricongiunge due anime nel dolore. E ancora una volta si trasgrediscono le Leggi dell’amore.

Come già detto il libro, affascina i lettori pur nella complessità della struttura in quel muoversi avanti indietro nel tempo e nello spazio. Ma è interessante   inoltrarsi in un Paese dalla Storia e condizioni sociali a noi  poco conosciute, è invitante addentrarsi tra i colori e profumi di una natura rigogliosa,  è poeticamente struggente rivelarci  un delicato e intenso  amplesso amoroso  ed è drammaticamente tragico  imbattersi nella   malvagità e  in  un  “destino”-  che gioca tra vittime e carnefici sovrapponendo ruoli , regalando colpe  a bimbi.  E c’è un’altra grande colpevole: quella tradizione culturale fonte di sofferenze perché imbriglia l’amore,  tutto l’amore stabilendo chi si deve amare e chi disprezzare, dimenticandosi  che si viene a uccidere così l’essere umano e la sua dignità.

 

Autore

Arundhati Roy (nata ad Assam nel 1961) è una scrittrice, saggista e attivista indiana. Ha esordito sulla scena letteraria nel 1997 con il romanzo d’ispirazione autobiografica Il dio delle piccole cose (The god of small things, vincitore del Booker Prize), ambientato nel Kerala degli anni ’70, dove convivono intoccabili, comunisti, indù, cattolici, intellettuali, turisti e imprenditori; attraverso le vicende di una famiglia la narrazione ricostruisce quelle più generali di una nazione, le tradizioni culturali e i cambiamenti portati dal contatto con l’Occidente, e spostandosi di continuo dal presente al passato assume tratti epici. Il suo secondo romanzo è Il mistero della suprema felicità, edito nel 2017.
Indirizzatasi all’attivismo politico e pacifista, è diventata una delle voci forti del movimento anti-globalizzazione e ha pubblicato diversi saggi aspramente critici su temi socio-politici quali la crisi della democrazia, il neo-imperialismo, lo sfruttamento delle risorse e il divario fra Nord e Sud del mondo (La fine delle illusioni, 1999; Guerra è pace, War is peace, 2002; Guida all’impero per la gente comune, An ordinary person’s guide to empire, 2004; I fantasmi del capitale, Capitalism. A ghost story, 2014; Cose che si possono e non si possono dire, Things that can and cannot be said, con John Cusack, 2016; In marcia con i ribelli, 2017; Il mio cuore sedizioso, 2019). Tutti i suoi libri sono pubblicati in Italia da Guanda.


Genere: romanzo

L’incidente di Ismail Kadarè

03 Dicembre 2015

Per il consueto appuntamento il gruppo di lettura  sceglieva L’incidente,  l’ultima opera narrativa  dell’autore albanese Ismail Kadarè, spinto dalle ottime “referenze letterarie” e  da curiosità per un paese di cui poco si conosce. Alla prima lettura sembrava esserci poco dell’Albania e il libro non è piaciuto ai lettori. La trama è accattivante  ma  la struttura del libro e la scrittura dell’autore porta parecchi  lettori a fermarsi,  altri a provare forti sensazioni d’inquietudine e/o a definire se stessi lettori troppo semplici o troppo “piccoli” per comprenderlo appieno. Se ne percepisce comunque la bravura in quelle voci sovrapposte tra dialoghi e monologhi interiori, inconscio e comportamenti, e quel  muoversi labirinticamente voluto tra reale e fantastico. In  noi  invece  una grande confusione, domande senza risposta e contraddizioni: “Rowena è viva o è morta? era lei, era la bambola, è stato lui?”. Non è amore, Bessfort  non si arrabbia, è innamorato, non si parlano mai, l’indagine è irrealistica, ascolta la zingara e la dà? perche tiranno, era libera, e il “galoppo”? E lo specchietto retrovisore? I rapporti malati, i personaggi tutti negativi, non c’è umanità, hanno paura di loro stessi, è allegoria del loro paese, è un “tentativo d’andare oltre”. Ma cos’è questa storia sfuggente  e subdola, logica e illogica che parte da un dato concreto e va a mescolarsi con il mito. Vi è la morte di due persone, precipitate con un taxi da un burrone mentre si stavano recando a  un aeroporto austriaco, un uomo e una giovane donna  da lungo tempo amanti. Il conducente del taxi si salva  ma sa solo dire che qualcosa l’ha spaventato  quando dallo specchietto retrovisore ha visto  i due amanti “che cercavano in tutti i modi di baciarsi ma non ci riuscivano”. I due però, Bessfort e Rowena cittadini albanesi erano sorvegliati dai servizi segreti serbi e  albanesi, s’investiga dunque sulla loro morte e non se ne  viene a capo imbattendosi nel mistero. Solo l’ultimo ossessivo investigatore irretito da quest’anomala vicenda (l’amore tra i due è molto ambiguo e sconcertante) non si arrende, è talmente strano da  inserire  una  clausola testamentaria  d’essere seppellito assieme a  quel recuperato specchietto retrovisore, un  testimone che conserva e potrebbe  ancora  riflettere l’ombra di quanto  in realtà d’anomalo successe, infatti, ormai egli crede alla realtà di un mito, “…gli zoccoli del cavallo” e di un oltre. Come del resto altri credono in altro ancora: Lulù  l’amica lesbica di Rowena ne comunica il ritorno,  ora chiama Anevor, sempre il suo “amore in un’altra forma”..

A inizio serata qualche breve cenno  di  storia albanese  ci  permette di intravvedere l’Albania  dentro i personaggi del  libro, essi  sono anche il  risultato dei  moltissimi  anni di un ambiguo e crudele potere, d’un tiranno malato, che il  ”gioco” dei finti  tradimenti descrive molto bene, una tirannia destabilizzante che  entra nella psiche  e nella vita dei due protagonisti. Un uomo e una  donna dentro a una storia di sesso e “amore” che scorre in nove anni tra  alberghi  europei e  motel. Lui è funzionario del Consiglio d’Europa e lei una stagista universitaria dislocata in Austria, la loro   è una  strana relazione: conflittuale, ossessiva, combattuta in varie tappe da  grida e silenzi,  sempre in modo insincero tra  il detto e il taciuto. Sono più voci narranti a dissezionarla: occhi investigativi, sofferenti amanti e  gli stessi due  protagonisti affiancati dal loro inconscio  (agito) e un  segreto  cosciente. Un marasma  di potere e autonomia, sessualità e  paura, sicurezza e l’ ignoto dell’amor, e l’interdipendenza:  lui gli aveva “donato la parte più vulnerabile della sua vita d’uomo” a lei   “aveva storpiato e fatto a pezzi la sua sessualità”.  Conflitti in  loro e tra loro.  Una giovane donna, Rowena  e la nuova libertà che essa riconosce nella sua sessualità, e una legge consuetudinaria che la fa sentire sempre suddita  dell’uomo; è innamorata di Bessfort uomo  dallo “sguardo vuoto” di cui sente la  tirannia nonostante l’apparente libertà di comportamenti e azioni. All’inizio della relazione sognava il  matrimonio poi nello scorrere degli anni, tra litigi e paure,  si scopre  indissolubilmente  legata a lui ed è  qualcosa che esula anche dall’aspetto sessuale “ti sei insinuato dentro di me”. Deve restare unita a  lui  sebbene  con  lui  “tutto sia a difficile”, consapevole  che “senza di lui  è impossibile” stare. Ne accetta dunque i malati  nuovi aspetti, le speranze e i  timori. Ora non è più amante ma  consenziente call girl, lo  segue in performance  che dovrebbero condurli   in un oltre sublimato di corporeità. Il maestro è Empedocle, ma seguono  anche il mito di Orfeo, rovesciato, la  parte  “infero” nel corpo che deve  trascendere in una forma che è essenza d’amore,  vera Rowena-Euridice. Chi è quest’uomo   apparentemente così  sicuro da farsi  sentire in Rowena come tiranno? Egli è cresciuto e ha respirato  l’aria di  un ambiente infido, è ormai tarlato da paure, insicurezze, tradimenti, gelosie, incertezze, infedeltà e rabbia. La relazione con Rowena  apre degli   spiragli a cui  deve porre riparo, cercherà così di esorcizzare le emozioni. Rowena lo attrae  perché quando la vede, ha la visione di “un uccellino sull’albero a cui si può sparare”! E’ una “bella” donna  sinonimo  per lui della  capacità di soffrire; bianca dal piccolo seno che cresciuto provocherà in lui un’angoscia che non dice, lui sa che Rovena “è troppo per lui” capisce che è un pericolo ma il basso ventre di lei lo porterà alla capitolazione. Inizieranno da lì le paure dell’infedeltà e della perdita, mai confidate, provocando comportamenti ambigui  che lasceranno sempre la donna  nel disagio e nell’incertezza. Si consumano anni e Rowena  cerca distensione in Lulù, lui nel Club per scambisti,  cartina di tornasole pari alla   novella  del Curioso indiscreto di Cervantes per confermare la distorsione mentre  esorcizza la   gelosia e contemporaneamente rinvigorisce il desiderio.  Poiché loro si trovavano solo attraverso la sessualità  ed è grazie alla relazione di Rowena con Lulù che Bessfort prova per la prima volta  la sensazione  “di fare l’amore con la donna ritrovata… era lei e non lei. Estranea eppure conosciuta fin nell’intimità qui e altrove”, resuscitata  da  una sensazione di vertigine in cui era difficile separare la sofferenza dalla cupiscenza  così avrebbe vissuto la rigenerazione del desiderio. Fino ad arrivare a quel punto  ove “tutto è cambiato” che  trasforma Rowena in prostituta (ed ecco la proibizione del  bacio) di cui lui è il cliente, liberi da ossessive  gelosie e abbandoni. Ora  “s’incontrano in un’altra zona” dove la sessualità  è mezzo, il corpo porta all’amore puro (anelito al   ricongiungimento androgino), senza infedeltà e perdita, perfetto.  Ma in realtà  è “la paura che lei gli ispirava, la paura di loro due” che lo porta  a  escogitare  rituali e comportamenti per arrivare a questo oltre che “non è più di questo mondo”. E’  un tentativo di riempire un’ insufficienza – già al primo sguardo, aveva sentito  che “non era stato il corpo, ma il cuore che per primo aveva accusato il colpo”.  Ineluttabile incontro quello di Bessfort e Rowena   ma questo rapporto non ha i  giusti mattoni  per una costruzione sicura,   nasce da un ’aggancio reciproco, loro  si sono inconsciamente  riconosciuti,  attratti da un bisogno che non è mai amore  ma mancanza  e che in loro   cementa  solo   scambievoli paure. Non ci sarà mai il sano noi  dell’amore   ma l’anomala  somma  1+1  che resta sempre uno sterile  e tragico  1,  nonostante tutti i  tentativi e le  pericolose manipolazioni  messe da loro in atto   per raggiungere  qualcosa che esuli e trasfiguri il loro modo sofferto di “amarsi

Autore

Ismail Kadarè, nato nel 1936, poeta, saggista e romanziere, è il più grande autore albanese contemporaneo e uno dei più noti scrittori europei Nel 2005 è stato il primo vincitore del Man Booker International Price per la sua opera.

 

 

 


Genere: romanzo