05 Luglio 2018
“Tutta la luce che non vediamo”, testo ben documentato, ambientato tra Francia e Germania negli anni della II Guerra mondiale, due vite destinate a toccarsi che mostrano, nel male della guerra, la fiducia nella bontà.
Una struttura originale nella quale l’alternanza tra storie parallele e salti temporali in capitoli brevi lascia respiro e alcune ripetizioni. E’ un osservatore esterno a raccontare descrivendo in modo preciso, con parole piane, l’ambiente, le discipline scientifiche e i personaggi. I protagonisti sono due coetanei: Marie Laure e Werner che vivono a 500 chilometri di distanza in paesi differenti. Lei dodicenne vive a Parigi, è cieca dall’età di sei anni ed accudita da un padre amorevole, fabbro del Museo di scienze naturali; lui costruisce per lei modellini plastici di Parigi e poi di Saint- Malò per aiutarla a muoversi in modo autonomo anche all’esterno. E’ una bimba la cui frequentazione del Museo ha arricchito di conoscenze e amore per la scienza, in special modo per i molluschi. All’occupazione nazista di Parigi il direttore del Museo affida un delicato incarico al padre di Marie Laure, deve portare in un luogo sicuro una pietra molto preziosa che si dice portatrice di fortuna o malasorte: il Mare di fiamma. Varie peripezie – e la pietra ancora in tasca- porteranno padre e figlia a trovare rifugio presso lo zio e prozio Etienne nella cittadina di Saint- Malò. Li accoglie la storica governante di casa Madame Manec poiché Etienne fin dalla fine della Grande Guerra non esce dalla sua stanza, ha disturbi panici a causa dello shock subito per la morte dell’amato fratello avvenuta al suo fianco. Anche lì sarà costruito il modellino in scala per Marie Laure la casetta che riproduce quella strana casa stretta e alta, all’interno del quale si nasconde la pietra. Purtroppo la spia del paese infonde sospetti sul padre di Marie Laure che verrà arrestato, lei scivolerà così in un’apatia debilitante. Madame Manec per scuoterla dalla sofferenza la porta con sé a consegnare cibo ai poveri, ma quest’ anziana signora fa anche dell’altro trafuga e porta messaggi cifrati per la Resistenza ed è cosi che alla morte di Madame Manec la ragazzina sebbene cieca la sostituirà. Questo induce lo zio- hanno ormai instaurato un bel rapporto di stima e affettuosa amicizia –a una presa di coscienza inducendolo dapprima, nonostante il suo disagio, a uscire da casa per cercarla poi ad andar lui a prendere i messaggi e infine anche a trasmetterli. Li frammezza a un’antica melodia rimettendo in funzione quel vecchio impianto radiotrasmettitore ben nascosto in soffitta- con cui lui e il fratello – nonno di Marie Laure – volevano propagare nell’etere cultura e buona musica per l’infanzia. Era il progetto culturale da loro ideato e registrato quelle registrazioni tramite le onde radio erano giunte alle orecchie di Werner bambino e di Jutte, la sorellina, allargando e istruendo le loro menti. Il giovane soldato Weber riconosce quella musica nel ricetrasmettitore e prende la decisione di non denunciare quella radio, scegliendo poi di uccidere un proprio ufficiale per salvare Marie Laure.
Il soldato Weber e Marie Laure hanno ora la stessa età 16 anni, anche se a lui gliene avevano aggiunto due per mandarlo al fronte a occuparsi di ricetrasmissioni.. Era piccolo quando morì il padre, ucciso dalla miniera, lui assieme alla sorellina sono mandati al piccolo orfanatrofio per i figli di minatori. Siamo nel Zolverei, importantissima zona carbonifera e di acciaierie, attorno… miseria e freddo, fumo e tanta polvere nera. Alla Casa del Bambini i due fratellini sono allevati con autentico affetto materno da Frau Elena che canta calde canzoni e ninne nanne in francese, proviene dall’Alsazia ed è una suora laica. Arriva un po’ di benessere assieme però al Nazismo. Weber ancora bambino capisce d’essere bravo per le cose meccaniche è infatti riuscito assemblando vecchi pezzi a ricostruire una rudimentale radio che funziona ; assieme alla sorellina Jutte alla sera tardi ascolta le belle trasmissioni in francese che vengono da lontano. Ne è affascinato, gli hanno detto “aprite te gli occhi e guardate tutto quello che potete prima che si chiudano per sempre”, “si sente lanciato in un’esistenza diversa” e quel brano musicale ricorrente “apre l’aria e ricolma di possibilità” . Non vuole per sé il lavoro alla miniera ed è questo che purtroppo lo attende al compimento dei quindici anni. In Jutte l’ascolto di quella voce ha un’incidenza diversa, la fa sognare e disegnare una fantasiosa Parigi ma l’apre al confronto e alla capacità critica tanto che nell’ascoltare che gli aerei tedeschi ”bombardano Pari” i comprende la verità. Non è vero che in Germania “agiamo nell’interesse della pace e del mondo” qui non vi è più il Buongiorno ormai si saluta con Heil Hitler e tutti in divisa; loro sono obbligati a frequentare la Gioventù Hitleriana dove insegnano distinguo ingiusti e le azioni cattive sono stimolate perché dicono che “la vita è caos e noi siamo destinati a portare ordine – la ripuliamo dai ribelli, inferiori e cascami”. Werner non la segue e per precauzione rompe la radio, ha avuto l’opportunità di frequentare- per la sua capacità nella meccanica-la selettiva Scuola speciale di educazione nazionalpolitica. Lontano da casa si sente trasportato in un mondo chiaro e pulito, ne è fiero e vuole appartenervi perché ha un suo progetto. Jutta non ne “gioisce” e pur volendosi molto bene qualcosa tra loro s’incrina. In realtà quel mondo che a Werner sembra bello ha solo lo scopo di plasmare obbedienti disciplinatissimi Supersoldati, gli allievi non son altro che “un globo di creta” che il comandante “il vasaio sta modellando” e saranno tutti “vasi identici” banalmente rozzi e feroci. Werner si mimetizza tra loro, ha un solo amico, il sensibile e miope Friedrich che ama il mondo degli uccelli e per questo è continuamente vessato con una tale bestiale violenza – aizzata e mai punita – da ridurlo ad un povero vegetale. In questo ragazzo è la dirittura morale a fornirgli una forza agli altri sconosciuta – la sua coerenza è scambiata dagli altri per debolezza – non getterà acqua gelata al prigioniero morente – lui sa scegliere tra bene e male. Werner vede, lo ammira, si sente in colpa si dice “è sbagliato tutto questo….solo che qui è giusto”, ne soffre ma non lo aiuta, in quella scuola vuole rimanere,“farà l’ingegnere” non andrà in miniera. Per questo Friederich lo giustifica sa che Werner “crede ancora che la sua vita sia sua”. E Werner resterà, collaborando con un’insegnante a un progetto di radioriceventi che permetterà di localizzare le postazioni delle radio trasmittenti nemiche e per la sua bravura sarà catapultato in varie zone del fronte fino a arrivare a Saint Malo per intercettare una trasmittente partigiana, solo che un’enorme sorpresa lo invade quando dalle onde sonore provenienti da quella radio risente l’antica musica dell’infanzia. Allora tutto si ferma poi diversamente si muove, lui non dice nulla e cerca un’antenna fermandosi dinanzi all’uscio corretto, ma non esce alcun uomo solo una ragazza non vedente e Werner ne è talmente colpito che quando sentirà uscire da quell’apparecchio la sua voce che chiede aiuto, accorrerà in suo soccorso arrivando a uccidere per lei. I due ragazzi poi con semplicità si parleranno ricostruendo quel filo che dalle onde radio si è dipanato sino a loro. Aiutata da lui Marie Laure, si salverà, lui invece prigioniero e malato vaneggiando usciranno dalla tenda-ospedale e sarà dilaniato in un campo minato. Altro salto, siamo ora nel 1974, Butta è venuta sorprendentemente in possesso di alcuni oggetti appartenuti a Werner, da questi riesce a risalire a Saint Malo e da lì a Parigi per riconsegnare la casina di legno a Marie Laure– la pietra ormai se ne sta da lungo tempo nel mare dove la leggenda la vuole – da questa riceverà in dono il vecchio disco dalla voce suadente che gli aveva allietato l’infanzia e aperto la mente.
Il libro è piaciuto al gruppo di lettori anche a chi ha lasciato l’impressione “di prodotto confezionato ad arte” e altri hanno sentito caricata la parte riguardante l’ossessiva ricerca del colonnello Von Rumpel. Qualcuno ne riconosce la funzione nel destino racchiuso nel Mare di fiamma , altri ne riconoscono invece la funzione in quel destino racchiuso in sé portatore di bene e male. C’era un destino tra Marie Laure e Werner che crea anche libertà?
Indubbiamente sono piaciuti i tanti personaggi che in momento storico terribile riescono a vivere la loro vita con positività: abbiamo un padre meraviglioso che impasta sicurezza – anche nell’assenza rimane in Marie Laure dandole forza nei momenti di pericolo- lavorando il presente per consentirle il futuro, portandola con pazienza a un’ autonomia spaziale, i costosi libri braille che le regala e l’ambiente culturale in cui la conduce nutrono quella figlia con conoscenza e curiosità. E Marie Laure ha talmente ricevuto, immagazzinato bontà e sapere da poter attingere fiducia in se e per gli altri in qualsiasi circostanza; lo zio Etienne invece attraversato da affetto e responsabilità viene a riacquistare salute, coraggio e voglia di vivere; Madame Manec che pensa sempre prima agli altri è una capace trascinatrice di concittadine in una lotta patriottica non violenta dal sapore di burle alquanto efficaci – le insegne stradali scambiate – ; la piccola Jutte, perspicace e determinata nel saper scegliere tra bene e male; Frau Elena infaticabile gioiosa “mamma” di tanti bimbi sfortunati; Friederich che crede nel destino perché non vuole deludere egoistici genitori che sacrificano la sua indole studiosa per un opportunistico apparire ed è libero solo di non deludere se stesso. Che dire di Volkeimer il Gigante compagno più grande di Werner alla scuola speciale poi integerrimo soldato in guerra e camerata protettore fraterno di Werner che non svela il “tradimento” di quell’adolescente soldato che certamente aveva intuito. E poi c’è Werner un bambino bravo e molto intelligente le cui capacità e le onde radio aprono il cuore a sogni e a obiettivi diversi, per raggiungerla farà come lo struzzo benché si accorga del fanatismo crescente che acceca le menti e del male che poi ne deriva, nasconde la testa. Non regge però quando i suoi occhi vedono la realtà de male- quel buco in mezzo alla fronte di una bimba che è conseguenza diretta di un suo errore ed ecco il rimorso e la colpa. Così è più facile, nel risentire quei suoni che rammentano un’ infanzia innocente sentirsi libero di non denunciare e di salvare..
Che cosa troviamo allora in questo libro oltre al piacere della lettura? Forse il senso che la bontà porta frutto, certo sono piccoli frutti individuali ancor più preziosi in un tempo di guerra. Difficile sempre la scelta tra il bene e male ad intralciarla spesso è l’ignoranza che non porta al confronto ed è resa ancor più difficile nelle giovani menti cui sono ripetutamente trasfusi concetti falsati di bene e male. L’antidoto? Si può provare con affetti sani e sicuri, curiosità stimolata, saperi diversi, ma attenti ad agevolare una sana e critica autonomia perché e da lì che poi si dispiega la libera consapevole scelta. Noi tra le pagine di “Tutta la luce che non vediamo” siamo riusciti alla fine a vedere scelta la bontà.
AUTORE
Anthony Doerr è uno scrittore americano.
Cresciuto a Novelty, in Ohio, Doerr ha frequentato la University School, diplomandosi nel 1991. Nel 1995 consegue la laurea in storia al Bowdoin College di Brunswick, nel Maine, e ottiene un MFA (Master of Fine Arts) alla Bowling Green State University.
Sposato e padre di due figli, vive attualmente a Boise, nell’Idaho
La sua prima pubblicazione è stata una raccolta di racconti brevi, The Shell Collector (2002), ambientati perlopiù in Africa o Nuova Zelanda, paesi nei quali Doerr ha vissuto e lavorato.
Memory Wall, altra raccolta di racconti, è pubblicata nel 2010.
Il suo primo romanzo, About Grace, risale al 2004.
Doerr ha anche pubblicato un libro di memorie (Four Seasons in Rome: On Twins, Insomnia and the Biggest Funeral in the History of the World), pubblicato nel 2007.
Il suo secondo romanzo, Tutta la luce che non vediamo (All the Light We Cannot See), ambientato nella Francia occupata durante la Seconda Guerra Mondiale è stato pubblicato nel 2014 e ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa 2015, oltre ad essere stato finalista ai National Book Award per la narrativa.