Tutta la luce che non vediamo di Anthony Doerr

05 Luglio 2018

“Tutta la luce che non vediamo”, testo  ben  documentato, ambientato tra Francia e Germania negli anni della II Guerra mondiale, due vite destinate a toccarsi  che mostrano,  nel male della guerra, la fiducia nella bontà.

Una struttura originale nella quale l’alternanza  tra storie  parallele  e  salti temporali in  capitoli brevi   lascia respiro e  alcune ripetizioni. E’ un osservatore esterno  a raccontare descrivendo  in modo preciso, con parole piane, l’ambiente, le discipline scientifiche e  i personaggi. I protagonisti sono due coetanei:   Marie Laure e Werner  che vivono  a 500 chilometri di distanza  in paesi differenti. Lei dodicenne  vive a Parigi, è cieca  dall’età di  sei anni ed accudita da  un padre amorevole, fabbro del Museo di scienze naturali; lui   costruisce per lei  modellini plastici di Parigi e poi di  Saint- Malò per aiutarla a   muoversi  in modo autonomo anche all’esterno. E’  una  bimba la cui frequentazione del Museo  ha arricchito di conoscenze e amore per la scienza, in special  modo per i molluschi. All’occupazione nazista di  Parigi il direttore del Museo  affida un delicato incarico al padre di Marie Laure, deve portare in un luogo sicuro  una pietra molto preziosa  che si dice portatrice  di fortuna o malasorte: il Mare di fiamma. Varie peripezie – e  la pietra ancora in tasca-  porteranno padre e figlia a trovare rifugio  presso lo  zio e prozio Etienne nella cittadina di Saint- Malò. Li accoglie la storica governante di casa  Madame Manec poiché Etienne fin dalla fine della Grande Guerra non esce dalla sua stanza, ha disturbi panici a causa dello shock subito per la morte dell’amato fratello avvenuta al suo fianco. Anche lì  sarà costruito  il modellino in scala  per Marie Laure la  casetta che riproduce quella strana casa  stretta e alta,  all’interno del quale si nasconde la pietra. Purtroppo  la spia  del paese  infonde sospetti  sul padre di Marie Laure che verrà arrestato, lei scivolerà così in un’apatia debilitante. Madame Manec per scuoterla dalla sofferenza  la porta con sé  a consegnare cibo ai poveri, ma quest’ anziana signora  fa anche dell’altro trafuga e porta messaggi cifrati per la Resistenza ed è cosi che alla morte di Madame Manec la ragazzina  sebbene cieca la sostituirà. Questo induce lo zio- hanno ormai instaurato  un bel rapporto di stima e affettuosa amicizia –a una presa di coscienza  inducendolo  dapprima, nonostante il suo disagio, a uscire da casa per cercarla poi ad  andar lui a prendere i messaggi e infine anche  a trasmetterli.  Li frammezza a un’antica melodia rimettendo in funzione quel vecchio impianto radiotrasmettitore ben nascosto in soffitta- con cui lui e il fratello – nonno di Marie Laure – volevano propagare nell’etere cultura e buona musica   per  l’infanzia. Era il progetto culturale da loro  ideato e registrato  quelle registrazioni tramite le onde radio  erano giunte alle orecchie di Werner bambino  e di Jutte, la sorellina, allargando e istruendo le  loro  menti. Il giovane soldato Weber riconosce quella musica nel ricetrasmettitore e prende la  decisione  di non denunciare quella  radio, scegliendo poi di uccidere un proprio ufficiale per salvare Marie Laure.

Il soldato Weber e Marie Laure hanno ora la  stessa età 16 anni, anche se a lui gliene avevano aggiunto due per mandarlo al fronte  a occuparsi  di ricetrasmissioni.. Era piccolo quando morì il padre, ucciso dalla miniera, lui assieme alla sorellina  sono mandati  al piccolo orfanatrofio per i figli di minatori. Siamo nel Zolverei, importantissima  zona carbonifera e di  acciaierie, attorno… miseria e freddo, fumo e tanta polvere nera. Alla Casa del Bambini i due fratellini sono  allevati  con autentico affetto materno da Frau Elena che  canta calde canzoni e ninne nanne in francese, proviene dall’Alsazia ed è una suora laica. Arriva un po’ di benessere assieme però al Nazismo. Weber ancora bambino capisce d’essere bravo per le cose meccaniche  è infatti riuscito   assemblando vecchi pezzi a ricostruire una rudimentale radio che funziona ; assieme alla sorellina Jutte alla  sera tardi  ascolta  le belle trasmissioni  in francese che vengono da lontano. Ne è affascinato, gli  hanno detto  “aprite te gli occhi  e guardate tutto quello che  potete prima che si chiudano per sempre”,  “si sente lanciato in un’esistenza diversa” e quel brano  musicale ricorrente  “apre l’aria e ricolma di possibilità” . Non  vuole per sé il lavoro  alla   miniera ed è questo che  purtroppo lo attende al compimento dei quindici anni. In Jutte l’ascolto di quella voce ha un’incidenza diversa, la fa sognare e disegnare una fantasiosa Parigi ma  l’apre al confronto e alla capacità critica  tanto che nell’ascoltare  che gli aerei tedeschi  ”bombardano Pari” i comprende la verità. Non  è vero che  in Germania “agiamo nell’interesse della pace e del mondo” qui non vi è più il Buongiorno ormai  si saluta con  Heil Hitler e tutti  in divisa; loro sono obbligati a  frequentare  la   Gioventù Hitleriana  dove insegnano distinguo ingiusti  e le azioni cattive sono stimolate perché dicono  che “la vita è caos e noi siamo destinati a portare ordine  – la ripuliamo dai ribelli, inferiori e cascami”. Werner  non la segue e per precauzione rompe la radio,  ha avuto l’opportunità di frequentare- per la sua capacità nella meccanica-la selettiva Scuola speciale di educazione nazionalpolitica. Lontano da casa si sente trasportato in un  mondo chiaro e pulito,  ne è fiero e vuole appartenervi perché ha un suo progetto. Jutta  non ne “gioisce” e pur volendosi molto bene qualcosa tra loro s’incrina. In realtà quel mondo che a Werner sembra bello ha solo lo scopo di plasmare obbedienti disciplinatissimi  Supersoldati, gli allievi non son altro che “un globo di creta”  che il comandante “il vasaio sta modellando” e saranno tutti  “vasi identici” banalmente rozzi e feroci. Werner  si mimetizza tra loro, ha un solo amico,  il sensibile e  miope   Friedrich che ama il mondo degli uccelli e per questo è continuamente  vessato con una tale  bestiale violenza – aizzata e mai punita – da ridurlo ad un povero vegetale.  In questo ragazzo è la dirittura morale a fornirgli una forza agli altri sconosciuta – la sua coerenza è scambiata dagli altri per debolezza – non getterà acqua gelata al prigioniero morente – lui sa scegliere tra  bene e  male.   Werner vede, lo ammira, si sente in colpa  si dice “è sbagliato tutto questo….solo che qui è giusto”, ne  soffre ma non lo aiuta, in quella scuola vuole rimanere,“farà l’ingegnere” non andrà in miniera. Per questo  Friederich lo  giustifica  sa che Werner “crede ancora che la sua vita sia sua”. E Werner resterà, collaborando con un’insegnante a un progetto di radioriceventi che permetterà di localizzare le postazioni delle radio trasmittenti nemiche e per la sua bravura sarà catapultato in varie zone del fronte fino a arrivare a Saint Malo per intercettare una trasmittente partigiana, solo che un’enorme sorpresa lo invade quando dalle onde sonore provenienti da quella radio risente l’antica musica dell’infanzia. Allora tutto si ferma poi diversamente si muove, lui non dice nulla e cerca un’antenna fermandosi dinanzi all’uscio corretto, ma non esce alcun uomo solo una ragazza non vedente e Werner ne è talmente colpito che quando sentirà uscire da quell’apparecchio la sua voce che chiede aiuto, accorrerà in suo soccorso arrivando a uccidere per lei. I due ragazzi poi con semplicità si parleranno ricostruendo quel filo che dalle onde radio si è dipanato sino   a loro. Aiutata da lui Marie Laure, si salverà, lui invece prigioniero e malato vaneggiando usciranno dalla tenda-ospedale e sarà dilaniato in un campo minato. Altro salto, siamo ora nel 1974,  Butta è venuta sorprendentemente in possesso di alcuni oggetti appartenuti  a Werner, da questi riesce a risalire a  Saint Malo e  da lì a    Parigi  per riconsegnare la  casina di legno  a Marie Laure– la pietra ormai se ne sta da lungo tempo nel mare dove la leggenda la vuole – da questa riceverà in dono  il vecchio disco dalla voce suadente che gli aveva allietato l’infanzia e aperto  la mente.

Il libro  è piaciuto al gruppo di lettori anche a chi ha  lasciato   l’impressione “di prodotto confezionato ad arte” e altri hanno sentito caricata la parte riguardante l’ossessiva ricerca  del colonnello  Von Rumpel. Qualcuno ne riconosce la funzione  nel destino racchiuso nel Mare di fiamma ,  altri ne riconoscono invece la funzione in quel destino racchiuso in sé  portatore di bene e male. C’era un destino tra  Marie Laure e Werner che  crea anche libertà?

Indubbiamente sono  piaciuti i tanti personaggi  che in momento storico terribile  riescono a vivere la loro vita con positività: abbiamo un padre meraviglioso  che impasta sicurezza – anche nell’assenza  rimane in Marie Laure dandole forza nei momenti di pericolo-  lavorando il presente per consentirle il futuro,  portandola con pazienza a un’ autonomia spaziale, i costosi  libri braille che le regala e l’ambiente culturale  in cui la conduce nutrono quella  figlia  con  conoscenza e  curiosità. E  Marie Laure ha talmente ricevuto, immagazzinato  bontà e sapere da poter attingere fiducia in se e per gli altri in qualsiasi circostanza; lo zio  Etienne invece attraversato  da affetto e responsabilità viene   a riacquistare salute, coraggio e voglia di vivere; Madame Manec che pensa sempre prima agli altri è una capace trascinatrice  di concittadine in una lotta  patriottica non violenta dal sapore di  burle alquanto efficaci – le insegne stradali scambiate – ;  la piccola Jutte, perspicace e determinata  nel saper  scegliere  tra  bene e  male;  Frau Elena infaticabile gioiosa “mamma” di tanti bimbi sfortunati; Friederich  che crede nel destino perché non vuole deludere egoistici genitori che sacrificano la sua indole studiosa  per un opportunistico apparire ed è  libero solo di  non deludere se stesso. Che dire  di Volkeimer il Gigante compagno più grande di Werner alla scuola speciale poi integerrimo  soldato  in guerra  e camerata protettore fraterno di Werner che non  svela il  “tradimento” di quell’adolescente soldato  che certamente aveva intuito. E poi  c’è Werner un bambino bravo e molto intelligente  le cui capacità e le onde radio aprono il cuore a sogni e a obiettivi diversi, per raggiungerla farà come lo struzzo  benché si accorga  del fanatismo crescente  che acceca le menti  e del  male che poi ne deriva, nasconde la testa. Non regge però quando i suoi occhi vedono la realtà de male- quel buco in mezzo alla  fronte di una bimba  che è conseguenza diretta di un suo  errore ed ecco  il rimorso e la colpa. Così è più facile,   nel risentire  quei suoni che rammentano un’ infanzia innocente  sentirsi libero di non  denunciare  e di salvare..

Che cosa troviamo allora in  questo libro oltre al  piacere della lettura?  Forse il senso che la bontà porta frutto, certo sono piccoli frutti individuali ancor  più preziosi in un tempo di guerra. Difficile sempre  la scelta tra il bene e male ad intralciarla spesso è l’ignoranza   che non porta al confronto ed è resa ancor  più difficile  nelle giovani menti cui sono ripetutamente trasfusi  concetti falsati di bene e male. L’antidoto? Si può provare con  affetti sani e  sicuri, curiosità stimolata, saperi diversi,   ma  attenti ad agevolare  una sana e critica  autonomia  perché e da lì che poi si dispiega  la libera consapevole scelta. Noi  tra le pagine di “Tutta la luce che non vediamo” siamo riusciti alla fine a vedere  scelta la bontà.

 

AUTORE

Anthony Doerr  è uno scrittore americano.
Cresciuto a Novelty, in Ohio, Doerr ha frequentato la University School, diplomandosi nel 1991. Nel 1995 consegue la laurea in storia al Bowdoin College di Brunswick, nel Maine, e ottiene un MFA (Master of Fine Arts) alla Bowling Green State University.
Sposato e padre di due figli, vive attualmente a Boise, nell’Idaho

La sua prima pubblicazione è stata una raccolta di racconti brevi, The Shell Collector (2002), ambientati perlopiù in Africa o Nuova Zelanda, paesi nei quali  Doerr ha vissuto e lavorato.
Memory Wall, altra raccolta di racconti, è pubblicata nel 2010.
Il suo primo romanzo, About Grace, risale al 2004.
Doerr ha anche pubblicato un libro di memorie (Four Seasons in Rome: On Twins, Insomnia and the Biggest Funeral in the History of the World), pubblicato nel 2007.

Il suo secondo romanzo, Tutta la luce che non vediamo (All the Light We Cannot See), ambientato nella Francia occupata durante la Seconda Guerra Mondiale è stato pubblicato nel 2014 e ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa 2015, oltre ad essere stato finalista ai National Book Award per la narrativa.


Genere: romanzo