04 Agosto 2016
Giovedì 4 agosto, gruppo di lettura affronta Il silenzio del mare, mare simbolico che la penna di Vercors sprigiona in questo libriccino utile e importante in un tragico momento della Storia. Fu scritto nel 1942 durante l’ occupazione tedesca in Francia con il preciso scopo di aiutare i cittadini francesi a resistere adottando l’arma inconsueta del silenzio. Un testo, questo, di propaganda, di resistenza, ove si decanta la grandezza della cultura francese e la grave minaccia di chi ne vuole annientare lo Spirito. Sembra poi volerci ricordare come gli esseri umani possano a volte sentirsi accomunati nei bisogni e nei valori.
Una scrittura fatta di pennellate realistiche e garbo all’interno di una storia resa singolare dal comportamento dei tre protagonisti che si muovono tra una violenza in parte inusuale e insolite difese.
Un giorno autunnale, un giovane educato ufficiale tedesco, Wenner von Ebrenner, viene a occupare una vecchia piccola accogliente casa francese, vi rimarrà sei mesi. Li vi abitano un vecchio signore – il proprietario “che non può offendere un uomo senza soffrire”- e la giovane nipote, gli stessi prendono la decisione di usare la tecnica del silenzio contro l’ufficiale, come forma di opposizione all’occupazione della loro Patria e della loro casa. Il nemico con gli stivali è bello, sembra gentile e discreto, non si offende d’essere considerato ai loro occhi un fantasma, anzi stima e approva questa loro dignitosa presa di posizione, continuando ogni sera ad augurare loro “la Buonanotte”. Quando una sera d’ inverno con la scusa del freddo e vestito in borghese – lui è un musicista-compositore – si metterà davanti al loro caminetto; da allora lo farà sempre, parlando loro di sé. Ricorda il suo paese, decanta la Francia che ha sempre amato e ammirato, parla della speranza che da quella guerra possa poi nascere il positivo matrimonio dei loro due paesi e forse – ce lo fa intuire – l’unione con quella giovane donna il cui fermo silenzio lo attrae. Tutto questo lo spiega in parte con il racconto dell’amata favola della sua fanciullezza: La bella e la Bestia. Purtroppo al ritorno dalla tanto desiderata licenza parigina, Wenner è un altro uomo, completamente distrutto, lì gli amici che avevano presenziato ai negoziati di pace tra Germania e Francia, lo hanno deriso per le sue idee “la politica non è il sogno di un poeta” , ben altre erano le idee per la Francia sconfitta! Ridicolizzato, annientato dalla realtà che gli è presentata chiede il permesso di partire subito per il fronte. E quando con passo lento e pesante va a fare l’ultima visita ai suoi ospiti, “bussa” e quell’unica volta una voce maschile lo invita a entrare poi alla fine la concessione di un lungo sofferente sguardo femminile e la grazia di una parola sottovoce.
Nel gruppo si è chiarito il perché di questo titolo che è perfetta allegoria, il silenzio del mare: calmo, grande e compatta la sua superficie, in un silenzio che nasconde e combatte sotterranee, contrastanti correnti marine e brulicante di vita sempre in movimento. Come del resto il silenzio delle parole va a coprire contraddittorie emozioni e umani sentimenti che comunque vanno a tessere relazione.. Alcuni nel gruppo non possono accettare il nemico, mai! Lo è sempre, è il male che invade la casa e la Terra altrui, c’è sempre violenza anche quando in forma delicata si manipola per conquistare, come d’altronde lo è una presenza continuamente imposta. La presenza di Wenner è un’imposizione. Ma ci sono nell’uomo bisogni e reconditi meccanismi. S’è cercato di comprenderli in quest’ uomo che sa della crudele anima germanica, “anche i politici”, com’era stato fatto dalla graziosa ragazza tedesca, ”avrebbero staccato le zampette ad una ad una” a quelli che ne avessero intralciato il cammino. Per questo lui si isola, rimuove e trasforma quella guerra di conquista in un sogno, un’utopia, un dominio da cui nascerà il matrimonio spirituale fra i due Paesi. Wenner auspica di essere accolto come uomo e come paese per dar vita a un connubio che avrebbe portato a ognuno frutti più belli. – beh! Benché sia vero che la cultura porta l’internazionalità alle menti e ai cuori di chi apertamente l’accoglie, quanti vogliono questo? La guerra no di certo! Invece, l’utopista Wenner, ufficiale nemico, innamoratosi della dignità della silenziosa fanciulla, cerca di raggiungerla con la tenacia dei suoi tanti monologhi ed un cuore che non si vergogna, nonostante le parole siano sempre accolte e/o osteggiate dal silenzio. Ma è persona gentile e bella e c’è tanta solitudine attorno, questa sincerità conquista, sprigiona calore, così il tempo e questo bisogno di umano calore legherà i tre protagonisti in una relazione mossa da sotterranei opposti sentimenti, in cui però la dignità è sempre salvaguardata dal silenzio. Solo alla fine di questa forzata convivenza si sentirà che con quella parola “Addio”, donata all’uomo disilluso e affranto che desiderava morire, lui avrebbe potuto realizzare il suo sogno nell’amore, nella sua musica, musica che propri lì in quella casa e tra quelle persone aveva capito di voler comporre, non quella grandiosamente disumana dello spirito germanico, ma quella tutta umana, vicina all’uomo che canta la vita.
Autore
Vercors (Parigi 1902-1991) è lo pseudonimo di Jean Bruller nato come disegnatore divenne scrittore durante la Resistenza francese ; fondatore della casa editrice clandestina che pubblicò opere letterarie durante la Seconda Guerra Mondiale.