05 Novembre 2015
All’incontro di giovedì 5 novembre era con noi Monica Albin, autrice del libro da noi scelto: Ti respiro nell’aria. Un titolo vero, delicato eppur intenso, al suo interno, scandito da brevi frasi a volte toccanti, l’omaggio a una vita e una relazione rara e vitale tra due donne, una nonna Wilia e la nipote Monica. C’è – assieme nei ricordi -, il viaggio in un tempo che non si vuol perdere rincorrendo tra i luoghi i comuni e lieti vissuti. Ricordi che trasferiti in uno scritto, la trattengono lasciandone memoria ad altri perché altrimenti “non siamo mai esistiti se nessuno ci racconta”. Lentamente affinchè il dolore si stemperi in quel lutto, che ha privato l’autrice dell’ombra preziosa da sempre suo schermo e riparo e ora invece solamente al suo fianco. Una nonna rara la sua, tra loro una scelta irrinunciabile perché richiamo di anime.
Wilia nasce nel 1914 e muore nel 2004. Una vita non indenne da sofferenze e dolori vita ma che appare favorevolmente vissuta e che l’autrice ci invoglia seguire tra i salti temporali che illustrano anche un ricco tempo Storico: il ‘900.. Tempo che Wiilia attraversa, sostenuta dal carattere forte e da una personalità liberà e fantasiosa che le permetterà di intraprendere un lavoro originale, creativo. Gli apprezzati moderni ed etnici gioielli che la ripagano con il benessere economico e quel rimanere piacevolmente legata a un mondo dorato, sospeso. Bella donna, sempre elegante – quei guanti! lunghi e in tinta – , una determinazione arguta e generosa, di propria volontà ( alla morte prematura del padre) ha lasciato l’Università per permetterla al fratello. Monica poi ce la fa intravedere e presenta in molti momenti: quelli comici, generosi, sereni e… poi quello triste. Abbiamo sorriso nei tanti episodi della fanciullezza e adolescenza di Monica: i rosati compleanni, le nuotate sopra un mare-pavimento di coriandoli, viaggi a quattro ruote rocamboleschi e pericolosi – in bilico sopra il burrone, l’esilarante ricerca della dentiera sul treno. Lei non perdeva mai la faccia né il sangue freddo, brillantemente o spiritosamente tutto risolveva: “è colpa del gatto” se sbatteva maldestramente la macchina o versava il vasino, sì della tris nipotina, ma colmo della sua pipi fuori dal finestrino dalla macchina trasportata dal carro attrezzi in corsa .. Grande spirito d‘iniziativa, briosa o come la definisce Monica “nonna vulcanica” . Capelli rossi e stivali, ed eccola! piacevole e non stonata compagna nei viaggi scolastici di una adolescente nipote. O l’originale trisnonna che si presenta al pubblico ospedale con aragostina bollita e Moet Chandon mignon per ritemprare la sua cara puerpera. Grande amica e complice di Monica ora cresciuta ma tra loro sempre il piacere di condividere interessi e pensieri. Poi la lontananza da Roma dell’autrice ormai medico sposa e madre e, il tempo che impone a Wilia il declinare tra compagne penose e tristi:, quel non vedere che le impedisce la cara lettura e le gambe che scelgono la perenne poltrona. Tarpata, preclusa anche nelle” piccole cose che sono comunque la vita”. Ormai diversa, talmente cambiata, distaccata, lontana, già volta a oriente verso il traguardo e, il nonsaluto – quel volto che non si gira- riservato a Monica è l’ultima richiesta di non essere trattenuta dall’amore. Il suo è un funerale officiato al ribasso da un prete cui non si sapeva di dover pagare l’obolo ma che il grande affetto di Monica riscatta. Lei fa passare attraverso la lettura di alcune confortevoli e comprensive righe, tratte dalla scrittrice Melania Mazzucco, e poi da parole che le escono dal cuore, commozione e una Wilia nuovamente integra, una “attrice” nella sua vita, una donna da cui ci si accomiata porgerndole tributo.
Nasce così questo libro, dall’amore e dolore , dal desiderio di trattenere nonna e cominciare a lasciar andare il dolore, raccontando. Monica scrive di una vita e di se stessa, non sono le fotografie ad aiutarla ferme in attimi di vita alla superfice di noi stessi, ma intime volute immagini ancorate a luoghi, scelte tra i ricordi del cuore. E c’e un luogo dall’odore salmastro, del quale più volte lei e nonna avevano condivisa la magia: Venezia ,avvolta di nebbie e tramonti e…-bellezza morente, ed è proprio qui che un giorno Monica ne sente la presenza, la “respira nell’aria”.
In alcuni lettori del gruppo questo libro ha rimescolato ed emozioni legate a loro personali vissuti: la morte prematura del padre, la vecchiaia e il lento accomiatarsi dalla vita e dai propri cari, smuovendo talune sofferenze sopite e represse o alleviando in altri di poco il dolore. Ma consolante è sperare, come Monica ci segnala, che è in noi la possibilità di ospitare chi ci è stato caro perché “l’anima trova dimora nel cuore di chi ci ha voluto bene”.
Autore
Monica Albin è nata a Roma , dove si è laureata in medicina e specializzata in endocrinologia . Vive nel trevigiano.