03 Aprile 2014
Giovedì 3 Aprile il gruppo di lettura è entrato in una Storia lontana e in un’ interiorità vicina, presentato, infatti, da una grande estimatrice (che ne confessa le reiterate letture): Memorie di Adriano, libro di rara bellezza della grande scrittrice Marguerite Yourcenar. Quest’opera, sostenuta da un linguaggio colto e lirico ove i paesaggi prendono corpo entro accattivanti metafore poetiche, ingloba in sé umanità e sapienza a raccontarci con equilibrio perfetto la Storia e un’ individuale esperienza umana. Qualcuno di noi ci informa che, pur confermandone tutti i meriti, lo ha sentito più testo scolastico che romanzo altri invece che la troppa erudizione nelle sue pagine non rende facile l’approccio a molti; inoltre, si è giustamente rilevato che per intenderlo appieno forse dovremmo aver già raggiunto l’età dei nostri primi bilanci esistenziali. Il libro racconta, infatti, l’esperienza di una vita: quella di Adriano, uomo e imperatore. Già dalle prime pagine si resta colpiti dalla lucida consapevolezza che lo permea. Ad accoglierci sono le autentiche parole di Adriano: “Piccola anima smarrita…” le stesse che poi ne scandiscono la fine. Una lunga lettera confessione a ripercorrere una vita che cerca la sua Itaca, avvicinandosi e allontanandosi alle tre linee sinuose, che per la Yourcenar corrispondono a ciò che un uomo ha creduto d’essere, a ciò che ha voluto essere, a ciò che è stato. Ma seguiamola ancora in quei Taccuini d’appunti, messi in nota al testo, nelle parole di Flaubert che lei trascrive perché possono aiutare a comprendere quest’uomo libero, capace di essere sé stesso: ”Quando gli dei non c’erano più e Cristo non c’era ancora c’è stato un unico momento in cui è esistito l’uomo solo”.
Incontriamo subito un uomo stanco e malato, chiuso ormai in un corpo dalle “stanze dismesse”, non fermo però nel rimpianto di antichi piaceri poiché egli avendoli conosciuti non li ha completamente perduti e empaticamente talvolta riesce a recuperarli. Restiamo poi stupiti dell’uso della volontà, la sua capacità d’assentire, il suo sentirsi il “più libero e allo stesso tempo più sottomesso degli altri uomini”, una volontà che vuole assecondare il destino , egli obbedisce ma è lui a volerlo!! E continuiamo a spizzichi e a balzi le nostre impressioni. Ci siamo chiesti del rapporto di Adriano con il mondo delle donne: per esse fu favorevole legislatore ma nessuna fu da lui completamente amata; belle e frivole amanti ma della cui bellezza si accorge solo in un attimo di disarmante autenticità. La moglie Sabina è un gradino usato solo per avvicinarsi al potere, questa matrona fredda e severa solo una volta nella vita rivela di quanto odio la sofferenza l’abbia intrisa. Ma è solo Plotina, sostenitrice e complice della sua ascesa all’impero, l’unica donna, l’unica vera relazione della sua vita, una relazione paritaria d’amicizia e amore spirituale. Essi sono legati dalla stessa visione del mondo quasi a sentirsi un’anima sola, ma non è amore carnale, quella passione è per Antinoo e scaturisce dalla bellezza perfetta di quelle forme. Dobbiamo ricordare che Adriano “pensa e vive da greco”, e l’amore in Grecia è la bellezza e chi la incarna, non importa il genere sessuale ma solo i ruoli all’interno di esso, quello attivo maschile del più anziano e quello passivo femminile dell’efebo. Dunque non paritari. E Adriano, che pur aveva intuito nell’amore “una forma di iniziazione ove il segreto e il sacro si incontrano”, lui attento osservatore, non coglie il dramma nelle lacrime di Antinoo il quale vuol sì fare sacrificio e dono di se, inglobandosi al Genio dell’imperatore. ma non solo questo: v’è la disperazione di un amore adolescenziale e assoluto che pensa di perdersi con l’arrivo della peluria d’una giovinezza matura. Seguiranno invece al dono dubbi, dolore, un immenso rimpianto e una tenue speranza.
Ma Adriano è soprattutto l’imperatore che fa della bellezza lo scopo della sua vita, per tal scopo ha voluto e perseguito con costanza il potere perché lui, dalle idee chiare (le parole greche), sa che il potere gli darà la libertà, come servitore dello Stato, di portare ordine, giustizia, sicurezza e bellezza in tutto l’Impero Romano. Egli crede nella positività della pace, cambia quindi la politica espansionistica di Traiano, restringe i confini di quell’Impero troppo vasto, non sfrutta le Province ma si muove tra esse in interminabili e costruttivi viaggi, legifera, organizza , edifica. Queste sono le parole che egli fa incidere sulle sue monete: Umanità Felicità Libertà perché é questo che egli vuole nel suo mondo. Vuole coniugare i due aspetti che lo animano, lo spirito greco dagli eccelsi pensieri e la forza fattiva del concreto pragmatismo romano. C’è anche un altro aspetto positivo in Adriano: ama l’esotico, è aperto al diverso, perciò a suo agio ovunque. Quando raggiunge i quarant’ anni, si sente un dio, ha raggiunto l’acme per il suo mondo e per sé stesso. Età aurea, questa per lui, di un dio però tutto umano.
Ci sono comunque aspetti non limpidi nell’esistenza di questo imperatore: la dubbia adozione di Traiano, come consolida ad inizio Impero la sua investitura (l’uccisione dei quattro consolari), la sentenza di morte per il cognato e nipote sentita come un regolamento di conti, l’adozione di un favorito a succedergli (fortunatamente
Autore
Marguerite Yourcenar è lo pseudonimo di Marguerite Cleenewerck de Crayencourt , nacque a Bruxelles nel 1903 e morì a Mount Desert negli Stati Uniti nel 1987. Si trasferì negli Stati uniti nel 1942 dove insegnò in varie università. Nel 1981 fu la prima donna a essere ammessa alla Académie Française. Il suo primo romanzo usci nel 1929. Il grande successo internazionale le arrise con Memorie di Adriano nel 1951. Fu anche saggista, poetessa e scrittrice di opere teatrali.