Le Braci di Sandor Marai

03 Luglio 2014

Le Braci di Sandor Marai, opera di sapiente e fascinosa scrittura, ha irretito il gruppo di lettura trasportandolo  in un elegante mondo oramai scomparso  entro un castello ad ascoltare, partecipi e attenti, il lungo sfogo liberatorio di un vecchio.  Con gran maestria l’autore riesce a  trasformare  una trama abusata, il  triangolo amoroso, inserendo, riflessioni e domande che toccano l’esistenza dell’uomo,   parole di poesia e pensieri di verità, riuscendo con una scansione temporale  dei fatti, a produrre  nel lettore   una curiosità tensiva. Tra le riflessioni che il gruppo si è detto come il  testo sia colmo di passioni, noi ci siamo  soffermati sugli affetti,  l’amore, l’amicizia, la diversità, il tradimento, la genitorialità, la vecchiaia, il lutto, l’immutabilità e il cambiamento. Abbiamo anche riletto alcune  pagine del testo:  spicca il bel  ritratto di Nini,   balia ormai novantenne umanamente positiva e viva;  l’ incredibile seduzione  della caccia poi , quel “sacrificio di sangue” in realtà così “congeniale all’uomo”  ed infine quelle pagine poetiche dalle  profonde  parole: “Era  l’istante  in cui la notte si separa dal giorno e il mondo di sotto da quello di sopra….” Esse accedono e aprono alla comprensione di quell’istante,  “in cui tutto può succedere”, luogo e tempo che sta tra il caos istintuale delle nostre passioni e la chiarezza volontaria della nostra ragione. Abbiamo analizzato la capacità intuitiva, importante per l’autore, che permette di  sentire emozioni avvenimenti e volontà da grandi distanze; abbiamo sottolineato  come l’altra traduzione del titolo  ”Le candele bruciano sino allo stoppino”,  sia anch’esso significante  nell’ordito del libro. Ricordando, infatti, le parole  pronunciate nelle ultime pagine del libro dal  generale  ”Guarda le candele si sono completamente consumate”,  notiamo che  se  Le braci  conservano (la passione)  le candele che (finalmente) si estinguono portano la conclusione. Ma ripercorriamo il romanzo ed i personaggi, due i  personaggi principali: Konrad, che  resta nel silenzio,  ed il  vecchio generale in pensione Henrik, ed è questo che seguiremo perché desideriamo comprenderlo. Henrik  nasce dalla  passione amorosa di  due persone di nazionalità  e inclinazioni  diverse che presto finiranno per allontanarle imprigionarle  in una vita infelice di distanza e solitudine. Henrik è affine al padre ma è inconsciamente  attratto dalla diversità  È  stato un bimbo biondo, malaticcio e sensibile. Egli trae  la sua energia vitale dagli affetti: dapprima  l’importantissima  balia Nini e poi l’amicizia fraterna di  Konrad e l’amata moglie Krisztina. L’amicizia  con Konrad inizia nella fanciullezza e continua anche dopo il matrimonio con Krisztina inglobandosi in un menàge affettivo a tre in cui Konrad incarna l’amicizia, un  eros senza sessualità.

Ora, Henrik e Konrad sono ufficiali della guardia reale; il primo,  dal bel carattere, socializza facilmente e vive bene in società, è ricco, fiducioso e felice; il secondo, Konrad è introverso  e schivo,  è ” povero”  ma orgoglioso e nulla accetta dal  più ricco  e fraterno amico. Alla fine dell’infanzia  qualcosa unilateralmente s’incrina. Konrad l’ufficiale lo fa per ”mestiere”, ha assecondato la volontà e i sacrifici della sua famiglia, per essa  ha rinunciato alla  sua  vera    natura: ha un’anima artistica. Egli ama soprattutto la musica  ne sente  il  linguaggio liberatorio che muove sentimenti e passioni. Musica sentita in egual modo  dalla madre  e dalla moglie  di Henrik, accomunandoli tutti  in quella diversità irraggiungibile che senza avvedersene attrae Henrik. Questi, invece, ama la caccia,  il dovere del suo ruolo e  vive bene nelle formalità della sua classe e nella sua vita. Quando improvvisamente tutto gli  rovina  attorno, in Henrik  scompare   l’ingenuità felice,  al suo posto  vi si insedia una  straziante  disillusione e inizia solo una sopravvivenza. Succede  all’ultima partita di caccia  quando Henrik  intuisce che il fucile di Konrad punta alla  sua testa e non a quella del cervo, poi quella  fuga ingiustificata ai Tropici dell’amico, che scopre dopo essersi recato per la prima volta nella di lui  casa a cui si aggiunge la visita inaspettata di Krisztina che quella casa sembra conoscere. Comincia qui il sospetto  del  loro legame  e del loro doppio tradimento, ma è la frase che Krisztina  pronuncia all’indirizzo di Konrad: “Era un vigliacco”;  che arrovellerà per quarantun’anni il generale. Essa insinuerà un  dubbio  e il bisogno di una risposta: C’è stata compartecipazione al progetto omicida  verso di lui o è stato solo un attimo di individuale follia?

Henrik  si ritira nel Casino di caccia, aspetta la  spiegazione di Krisztina, disponibile, amandola, alle soluzioni che lei vorrà proporgli, non farà però lui il primo passo perché in tal mossa egli ravvisa una  perdita della stima di sé sulla quale basa  la sua dignità d’uomo. Quel passo lui non lo vuole fare e l’immobilità lo ghermisce, per lunghissimo tempo non s’accorge  che  la sua  stima è legata e attinge  a un mondo la  cui regola basilare è  il dovere formale,  il quale se ha il merito   d’ imbrigliare in un  dignitoso silenzio  i  sentimenti,  lascia   liberi  altresì  elementi dannosi  quali l’orgoglio e la vanità. Diversamente  da lui Krisztina,  agisce in autonomia, lei è libera a tutti i sentimenti,  sta  al  Castello  e lì   li attende  ma  quando comprende  che viltà e vanità non li faranno tornare    ella si lascia morire. Ora un’ala del castello viene  minuziosamente allestita come quarant’un anni  prima, Konrad  e Henrik vi ceneranno  nuovamente assieme ,tutto  deve’essere  eguale, solo Krisztina non è seduta al suo posto.  Henrik ha atteso in un solitario silenzio  Konrad l’amico, ed egli è tornato  dai tropici dove ha passato la vita ad autopunirsi. Ora è venuto dal suo giudice,  dalla sua vittima.  Si compierà finalmente questa vendetta? Pensiamo di sì, in un qualche modo anomalo ..sì ,  perché  l’amico è disposto ad ascoltare  tutte le pesanti parole che il generale  addosso gli  riversa,  …tutte le ascolta,  in silenzio e sono molte. Sono le parole inespresse di una vita,  macerate in  solitudine ed interiorità  e che sorprendentemente alla fine  si scoprono rivelare un’ avvenuta  maturazione, un cambiamento che il tempo e la a vecchiaia hanno promosso  riuscendo così a dare una prospettiva nuova a fatti e a sofferenze ormai lontane. Nell’arco di un così lungo tempo  il dolore per quel doppio tradimento si è diluito in Henrik  egli ha acquisito una consapevolezza  nuova che gli permette dire : “certi fatti sono solo situazioni non sono la verità“ ed anche  “se l’amore è volere la felicità dell’altro” come si può allora esigere una fedeltà  che è infelicità per l’altro  ed ancora  “Quando col tempo…….. ho guardato al passato con occhi pieni di pietà e vi ho visti li…” il generale è riuscito a comprendere quel   legame tra affini ma anche il loro con lui stesso,  comprende come il suo amico  dilaniato tra amore, odio, amicizia e dignità non poteva agire altrimenti. Egli vuole solo sapere se c’è stata premeditazione tra loro per ucciderlo, ma s’accorge che  questo ora non ha più importanza e così  getta tra le braci  il diario di Krisztina contenente la verità. Il generale sente che solo quello che  rimane nel cuore dell’uomo ha importanza e nel loro  ci sono le braci mai spente  del loro legame con Krisztina, di loro  sopravvissuti, i più forti  perciò    colpevoli di averla entrambi tradita.  C’è poi una seconda domanda  utile ad entrambi, consolatoria poiché in quanto considera   che il dare  senso alla vita siano  i   legami, la relazione, la passione, e  allora qual è stato il senso delle loro vite ? La passione è la risposta. La passione mantenuta in vita in  quelle braci  seppur in una  vita da  sopravvissuti. Passione che ovunque s’incarni, per loro il legame con Krisztina, va sempre in un al di là del  bene e del male perché questo sentimento dell’uomo è  più forte  dell’  ordinata ragione. Si lasciano all’alba  i due amici, un’  amichevole stretta di mano poi non si rivedranno  più;  tra loro c’e stato  solamente un lungo monologo e un silenzio eppure quel  dire  parole a lungo ingabbiate e   umanamente ascoltate  hanno portato ora ad  un nuovo equilibrio. Adesso, che le candele si sono consumate sino alla fine, il  quadro di Lei potrà   nuovamente  riprendere il suo posto.. e  in questo vecchio, in cui il tempo a lavorato anche all’interno  di un’esteriore immobilità   sembra esser giunta una  pace. Noi oggi però non riusciamo ad esimerci dal  criticare il “patologico lutto”, la cui rielaborazione ha richiesto un tempo così  lungo da impedire ai  protagonisti  un’esistenza diversa. Ma vogliamo raccogliere  un sorriso  dall’ultima pagina del libro lo stuzzica  quel buffo  e goffo bacio  scambiato tra Nini e il generale  che conferma  un grande  e pudico affetto, esso ci consola e ci indica che,  al di là della  “maligna” ma vitale passione, nel mondo ci sta anche l’amore  espresso e vissuto in una  quotidiana  affettività.

 

Autore

Sandor Marai scrittore Ungherese nasce nel 1900 e muore suicida a San Diego nel 1989. E’ annoverato tra i grandi maestri della narrativa mitteleuropea. La sua opera è stata bandita a lungo in Ungheria, Le Braci è un libro che riappare dall’oblio, in Italia è stato pubblicato nel 1990

 


Genere: romanzo