La ballata di Adam Henry

01 Ottobre 2015

Nel mese di settembre un libro tosto,  ma dalla scrittura pacata e perfetta,  ha tenuto compagnia e fatto riflettere  il gruppo di lettura. Il suo  titolo “La ballata di Adam Henry”, l’autore, il bravo Ian McEwan. Molti i temi che il personaggio principale,  la sessantenne Fiona Meye, ci offre;  Giudice  dell’Alta Corte di Londra- Sezione famiglia e moglie tradita. L’opera è  accolta favorevolmente dai lettori, anche se qualcuno  riferisce d’aver sentito  il libro come diviso  in  parti dissonanti, le stesse che per altri sono necessaria contrapposizione. La protagonista  invece riceve una buona dose di   puntigliose critiche. Di lei, quale giudice coscienzioso, equilibrato e intelligente, sono accolte positivamente le  decisioni che vanno a salvaguardare i  minori.  Si basano sul benessere della persona che viene a  svilupparsi  nel sociale, legandosi a una contemporaneità che darà modo di acquisire una libertà decisionale. Quest’ottica è ben visibile nel caso delle bimbe che frequenteranno la  scuola ebrea  mista voluta dalla madre e non  e non quella femminile  desiderata dal padre interna  a quella comunità haredi tradizionalmente chiusa che le avrebbe preparate  a essere solo giovani, prolifiche spose. In questa luce anche  il permesso di ricorrere alla Corte dell’Aia  per far rientrare una bimba  – figlia di una coppia mista –  da Rabat  dove il padre l’aveva trafugata  con l’intento di salvarla  ”dai mali  dell’occidente infedele“. Il criterio decisionale per il giudice Maye è il benessere del minore affiancato dalla convinzione “dell’infinita varietà della condizione umana che impedisce ogni definizione arbitraria”. Fiona non si muove   in nessuna morale  ma ricerca “i principi di legge applicabili secondo la situazione in esame”   convinta anche,   e ne fa la sua missione, “di poter restituire ragionevolezza  a situazioni senza speranza”. Un  caso drammatico però tocca il suo inconscio e qualcosa s’incrina in lei, ha dato l’autorizzazione per recidere l’aorta che legava Matthew al cuore di Mark il gemellino siamese. Decisione razionale e legale perché  vi era uno “stato di necessità”, che permetteva di violare  il codice penale per salvare Mark –  in grado di vivere autonomamente –  dal pericolo di morire sfiancato dalla fatica  di sostenere il  gemellino destinato  a breve a morte certa  e che l’avrebbe portato con  sé.  L’uccisione di Matthew porta a Fiona notturni sogni   che la fanno riflettere sulla   grande  potenza del caso  legato a quel nulla  che  permette  il formarsi o il non-formarsi perfetto di un corpo. Comincia  così in lei  la repulsione per il suo corpo e per quello di  Jack, suo marito. Per questo,  allo scoccare di sette settimane e un giorno,  l’ignaro Jack le presenta un  conto amaro. Vuole e  chiede licenza d’intraprendere una relazione  sessuale con una giovane   ventottenne, quale ultima occasione  di  vita sessuale  che nel  loro matrimonio sembra aver intrapreso l’aspetto   d’ un  fraterno rapporto.  Rabbia, sofferenza e incredulità invadono  Fiona – la loro era una serena e lunga convivenza!-  non riesce a capacitarsi come  in lui possa contare tanto “un  piacere che è capace di recarle  una sì grande sofferenza” , in quel modo poi, mettendola di fronte ad una decisione già presa; al suo netto rifiuto  lui se ne va. E sebbene lui ritorni presto pentito proclamando d’amarla,  un  tempo lento  e paziente sarà necessario affinché il matrimonio si ricostruisca. Ed è in questo momento sofferente e delicato per  lei che, vestita di compostezza – non ama il “vittimismo” in nessuno-   e  sostenuta da un  lavoro che ama, che s’imbatte  nel  caso di Adam Henry. Questo  ragazzo prossimo alla maggiore età, malato di  leucemia, in pericolo di vita, ha bisognoso d’urgenti trasfusioni di sangue  ma lui stesso e i  genitori reclinano perché  vietati dalla loro religione. Sono Testimoni di Geova e “..Il sangue trasfuso è contrario alle parole di Dio”, certi che “il sangue è la vita stessa -… rappresenta il dono vitale  .. che non deve essere contaminato… (perché)… significa respingere il dono del Creatore”. Fiona incontra Adam all’ospedale, vuol rendersi conto personalmente della maturità del ragazzo la sua reale capacità di decidere autonomamente – nel RegnoUnito,  infatti, in taluni casi è concesso  anche un sedicenne   di rifiutare le cure mediche. Adam è  un adolescente bello ed  esile, dalle profonde occhiaie brune che esplicita con lucidità le  sue ragioni,   leggerà  al giudice  le  sue poesie, e le suonerà  il violino  smuovendo  qualcosa in lei che la induce inspiegabilmente a cantare per lui. Subisce  il fascino  di  questa incredibile vitalità e ingenuità pur così vicina alla morte e, benché il ragazzo sembri maturo, decide che sia trasfuso. Adam è desideroso di  accettare il martirio in nome della fede, ha sempre vissuto  in una comunità  che  ha “una potente visione del mondo dalla quale il ragazzo non può essere non stato condizionato”,  e in cui  il dissenso  provochi sempre la fuoriuscita dell’adepto dalla stessa. Motiva così Fiona la sua sentenza: “… il suo benessere trarrà maggior vantaggio dal suo amore per….. e ha tutto l’amore e la vita davanti a sé”. Decisione  questa che spalanchèrà  un mondo nuovo ad Adam, deluso anche dalla scoperta di una doppiezza nel comportamento genitoriale,  si dissocerà dalla comunità  ma purtroppo  disattese  responsabilità lo porteranno verso un tragico epilogo.

Nella discussione di  gruppo si è arrivati a considerare  come religioni  che danno una forte protettiva identità, limitano fortemente e gravemente l’esercizio di una libera esperienza umana; è biasimato inoltre nei Testimoni di Geova  il modo del loro proselitismo, quel  “amorevole avvicinarsi” a persone fragili e bisognose di sostegno che  nel testo  i  genitori di Adam testimoniano. Grande  la diversità di opinioni  per Fiona, Jack e la loro crisi matrimoniale. Chi  severissimo nei confronti del marito dice  stop al matrimonio; altri considerano troppo passivo il comportamento di Fiona, qualcuno invece lo dice troppo severo; c’è  chi ravvisa nella distaccata condotta di Fiona – non disgiunta all’esagerata  dedizione  al   lavoro – un matrimonio già manchevole d’amore; chi suggerisce  che dopo  trent’anni di servizio come giudice, ove i sentimenti devono essere accantonati, nel  comportamento sia favorito  l’aspetto giudicante. Altri meno severi,   più tolleranti verso quell’unica, se pur grave,   debolezza  che andava a colpire però  un matrimonio tessuto  da  moltissimi anni  di serena e imparziale complicità. Rilevata da tutti, una loro incapacità a parlarsi in intimità di sentimenti e a comunicarsi i propri disagi reciproci, è anche vero  che questo in un  paese anglosassone   è più difficile. Solo alla fine del libro Fiona ci riuscirà, quando  al buio, vicino a Jack che la ascolta,   i sentimenti e la sincerità in lei  prenderanno la forma di parole. Disdicevole e condannabile  la viltà di Fiona che non si  è fatta carico della debolezza di Adam,  non viene giustificato il suo comportamento sebbene sia causato dal periodo infelice vissuto, che la rendeva esposta alle emozioni facilitandone un coinvolgimento sentimentale non dovuto. Non piace poi quell’essersi preoccupata principalmente di stessa. Lei dall’ intelligente  capacità di ascolto  che  aveva  suscitato  in Adam il desiderio di continuare a parlarle,   lei  che poteva  “essergli guida di libri e di parole” non  ne comprende  le  richieste d’aiuto, il  bisogno di cura che  questo infante-adolescente innamorato  della sua guida ha. Dopo la lettura della sua sentenza, la delusione per la doppiezza dei genitori  e la scelta di dissociarsi dalla setta, si è aperto dinanzi agli occhi  di questo ragazzo “un mondo meraviglioso e tremendo … un mondo inesplorato ..un mondo senza religione” un mondo però che si rivelerà troppo per lui da solo. Lei che gli aveva spalancato un mondo bellissimo, lo lascerà da solo, Intimorita, dalle sue  richieste ingenue e esagerate –quel voler trasferirsi a casa sua-  dopo  quel bacio  casto “ma che era qualcosa di più di un bacio che una madre potrebbe dare ad un figlio adolescente“.  Senza nessun ormeggio, abbandonato a se stesso e senza un senso per la vita, lui le chiede ancora  aiuto,   metaforicamente quella  Ballata  dice cosa potrebbe accadere. Ancora una volta lei lo lascia a se stesso e Adam non  compreso si lascia  morire. Colpevole dunque, responsabile oltre la sentenza, perché è a lei che lui si rivolge per aiutarlo a muoversi in  quel mondo che non conosce; avrebbe dovuto accompagnarlo da persona matura ed equilibrata,  aiutarlo ad apprendere  e a capire  che in un mondo  vuoto di religione  è   la libertà di pensiero che  può  portare a un personale senso della vita.

E finiamo con l’ultima osservazione di una lettrice  la quale individua nella scelta, il perno su cui  tutto il libro si costruisce: la giustizia  di scegliere liberamente e le doverose  responsabilità che da essa si dispiegano.

 

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Autore

Ian McEwan è nato nel 1048 e vive a Londra. E’ autore  di due raccolte di racconti , un saggio e romanzi: Il giardino di cemento, Espiazione, Chesil Beach Nel 2011 gli è assegnato  il Premio Jerusalem per la sua scrittura che promuove la libertà dell’individuo all’interno della società.

 

 


Genere: romanzo