07 Giugno 2018
Fabrizio Pepini l’autore di Camminare guarisce, libro adottato per l’incontro di giugno, non è uno scrittore, ma un uomo che nella malattia e nel cammino ha trovato una nuova e più vitale dimensione di sé e che nel raccontare, aiutato dall’amico Massimiliano, la sua personale esperienza ne fa testimonianza, “la passa” sperando sia ad altri d’aiuto. Fabrizio ha da poco ha superato i cinquant’anni è nato in Italia ma da oltre trent’anni vive in Belgio, era un grandissimo infaticabile lavoratore nella ristorazione sino a quando,qualche anno fa un’incurabile malattia, rara progressiva gli si è manifesta;fatte tutte le cure disponibili( e tuttora le fa) ma debilitanti decide di andare a ricevere il “sacramento del pellegrino” (estrema unzione) a Santiago di Compostela – è uomo devoto ed è stato un’ alpinista ed era arrivato sino al Nepal.- Inizia così con un Cammino di fede, il primo dei Cammini che lo porteranno a percorrere 17.00 km, conducendolo a una nuova visione religiosa e a godere appieno della vita. Intanto riacquista una forza fisica, cosa che ha tenuto lontano in questi anni le facili recidive della sua malattia, sa di essere sempre un malato, ma è convinto che in ogni caso il camminare faccia bene perché siamo stati appiedati per millenni se rimettiamo i piedi in cammino, questi ricordano. N è solo del benessere fisico che vuole raccontare ma del cambiamento interiore che il cammino consente con una tecnica facile, “basta mettere un piede davanti all’altro” impegno e determinazione nel farsi “pellegrino” che non è solo per fede ma ”un mettersi in gioco” in un credo che apre” al mondo a chi vuol “provare a rimettersi in discussione” sentendo il “bisogno di fare nuove esperienze“ sorprendendosi poi di sentire il piacere “di riportare nel mondo ciò che di buono hanno trovato”. Cosa fattualmente conduce camminando per antiche vie Medioevali il viandante a trasformarsi? Gli itinerari, benché immersi nella natura, sono duri e faticosi, tantissimi chilometri giornalieri in balia di ogni evento meteorologico e tutto il resto spartano eppure i momenti gravosi sono sopravanzati da tanti altri gioiosi e inaspettati. Nel cammino hai una meta, ma poi ti affidi, sei soli ma gli altri che incontri , caso strano “sembrano quelli giusti per te”, è necessario muoversi leggeri e davvero t’accorgi che di poco abbisogni e ricominci così a godere pienamente delle piccole cose, la doccia calda se senti freddo. Ci si alleggerisce di tutti gli orpelli , quelli di fuori e quelli di dentro, a volte più pesanti ed è così che un po’ alla volta diventi solo “quello che sei” riemergi, anche se po’ sconosciuto a te stesso, ti rendi conto che la diversità negli occasionali compagni di viaggio è un invito alla tolleranza tra uguali e che nella vicinanza il dialogo permette, il ricevere e il dare di umanità generosa che conforta e accresce..Poi nel Cammino silenzioso la mente si svuota e avviene il “clic” meraviglioso e ti percepisci natura., ti senti parte del tutto, ami la vita, il cammino ti fa amare e accettare la vita. Nel suo Cammino personale , Fabrizio “ha guardato con occhi diversi” approdando a una libertà che l’ ha portato verso una religione dell’uomo e della natura da lui vista “naturalmente buona” il che gli ha dato fiducia sulle possibilità dell’uomo.
Tra i lettori è comune il sentire l’accezione consolatoria di questo libro, il suo essere testimonianza incoraggiante volta a indirizzare verso i positivi Cammini. Il testo comunque risente della non professionalità dell’autore e per alcuni le considerazioni filosofiche e religiose del Pepini sono state considerate non spettanti a quest’’opera, urta un po’ la ”saggezza” esperienziale dispensata che in alcuni lettori è avvertita come un” troppo” di contro la fragilità sincera e dubbiosa dell’altro dialogante Massimiliano che è apprezzata. Contestata poi l’affermazione ”La malattia è sicuramente legata al nostro stile di vita” mentre si può in parte concordare con il pensiero che “se tu credi a quella cosa , allora funziona” , ma non è certamente solo ”il come vivi” che ti fa ammalare, negando altre possibili cause in tal modo si colpevolizza il malato per la sua malattia. Comunque la lettura è stata piacevole e invitante ,e se per alcuni di noi i Cammini sono stati cosa nuova e interessante , sì è svelato invece durante il dibattito che molti lettori camminano, chi in piccoli e rigeneranti mattiniere e quotidiane passeggiate o in reiterati Percorsi montani, per ritemprare corpo e spirito effetto raggiunto anche in necessari cammini lavorativi, basta un’andare a piedi e avere occhi accoglienti. Ma è con il racconto di una lettrice che ci siamo gradevolmente trattenuti poiché da due anni-la prima volta per amicizia- ora un proposito che diverrà costante, zaino in spalla sempre più leggero percorre a tratti la Via Francigena. Ascoltiamo e lei ci conferma che in questo tipo di esperienza c’è qualcosa che travalica la fisicità:. la fatica di un corpo quando la sera raggiunge la meta distrutto e anelante il riposo al mattino dopo è un corpo perfetto che vuole il cammino, vi sono poi gli incontri e quel sentirsi tra pari, esseri umani disadorni più veri e dopo giorni e all’improvviso la bellezza vera t’ invade, il meraviglioso attimo arriva ,così diverso dai propositi de tuo viaggio, sei nella natura non solo contempli ti senti in un vuoto Natura. Ecco nel viaggio a poco poco conosci più te stesso .Poi la sorpresa, l’alettante invito della lettura, ha raggiunto chi questo testo ha proposto, poiché le vicine ferie, daranno ’inizio al suo del Cammino di San Giacomo di Compostela, e forse anche progetti futuri e comuni nasceranno tra queste due lettrici amanti del Cammino. Per chi non può concedersi di farlo… una benevole invidia perché un po’ consapevoli che il mettersi a piedi nei Cammini è occasione di un benessere che agevola i cambiamenti sentiti da molti di noi insiti nel Viaggio intrapreso a cavallo della vita.
Autore
Fabrizio Pepini