05 Marzo 2015
Dall’ombrosa anima sotterranea di Emily Brontë nasce il capolavoro Cime tempestose, opera che rompe gli schemi nella letteratura inglese dell’Ottocento. In un caleidoscopio di generi, con una originale struttura e un crudo linguaggio, inusuale per una penna femminile, si esterna un male estremo dell’uomo. Entro una quotidianità realistica si dipana una storia tragica dall’irreale romanticismo per ricomporsi al fine in un giusto equilibrio. E’ un libro che cattura il lettore coinvolgendolo in storie cattive, in una natura selvatica plasmante umori e caratteri, inducendo ansia, emozioni forti, disagio, ma che sorprendentemente affascina. Vi troviamo spazi percorsi da freddi venti, pioggia e neve, case gelide , umide e buie confortate da un solo focolare ove albergano sincerità crudeli e rozze modalità relazionali. Veleggia cupezza entro e fuori questa vecchia magione: la Tempestosa; altro si respira a Thrusheross Grange, presso la famiglia Linton, qui dimorano in giusta misura educazione, eleganza e gentilezza. Solo la morte visita di frequente le due case ,ospite riconosciuta come vicina compagna nelle giovani vite manchevoli di una solida costituzione. Quale differenza con l’oggi! In queste vite dove matrimoni, figli, morte, tutto avviene tra la fanciullezza e la soglia dei quarant’anni! – I personaggi invece sono fatti di pietra dura immutabili al tempo che scorre, e per il gruppo di lettura, negativi con due le sole eccezioni: la materna voce narrante Nelly, anche se solo parzialmente perché ella più volte, anche se a fin di bene, tradisce la fiducia accordatale. L’altro è il giovane Hareton Earnshaw che nutre affetto e rispetto per il signor Heathcliff, benché sia stato da questi defraudato di beni ed educazione, è capace poi di generosità verso l’altezzosa Cathy e ha in sé il desiderio di migliorarsi – quel compitare l’alfabeto – perché egli si riconosce ben più d’un animale da soma . Tutto prende avvio dal gesto generoso d’un signorotto di campagna, il signor Earnshaw che al ritorno da un viaggio porta alla Tempestosa un piccolo ritroso e scuro trovatello. Questo bimbo, Heathcliff. diverrà il suo pupillo provocando in Hindley, figlio legittimo, una vendicativa profonda gelosia che alla morte del padre si abbatterà su Heathcliff. La sorellina Catherine, capricciosa e prepotente invece lo accetterà presto facendolo compagno fedele di giochi e fughe nella brughiera, in una affiatatissima condivisa libera infanzia. Ma venuto il tempo dell’ adolescenza Catherine, che a seguito d’un incidente è ospite forzata nella tenuta dei Linton, riconosciuta la sua selvatichezza si sentirà attratta da quel ricco piccolo mondo sereno fino ad accettare di sposare il giovane e bello Edgar Linton. Nel riferirlo a Nelly viene inavvertitamente ascoltata da Heathcliff mentre giustifica di non poter sposare lui perché è ormai solo un lavorante di casa. Tremendamente ferito egli fugge abbandonando quella casa e impedendosi di sentire come Cathy dichiari e descriva il suo amore per lui: ”Il mio amore per Edgar è come il fogliame dagli alberi, il tempo lo trasformerà ne sono sicura… , quello per Heathcliff somiglia alle rocce nascoste e immutabili….Nelly io sono Heathcliff ! Egli è stato sempre nel mio nel mio spirito”. Vi è poi il cadere ammalata di Catherine che non si capacita di questo abbandono a cui seguirà però il matrimonio apparentemente sereno con l’accondiscendente e adorante Edgar. Ma al ritorno del vendicativo e ricco Heathcliff si innescherà quel lungo periodo di sofferenza, a cominciare dalla morte di Catherine, che toccherà tutti i membri delle due famiglie.
Nel gruppo si esordisce dicendo che se vera tenerezza avesse accolto il piccolo Heathcliff egli non avrebbe maturato tanta cattiveria, forse è vero che gentilezza chiama gentilezza ma sin da piccolo non dimostrava però un animo buono, in lui sembra esserci solo il legame fondamentale con Catherine, nato in quell’essere cresciuti senza alcuna guida, seguendo le loro inclinazioni senza sentirsi mai colpevoli in una natura aspra dove con necessaria indifferenza il male si muove. Lo conferma in queste parole Heathcliff poco prima di morire:“.. io non ho commesso ingiustizia alcuna, e non mi pento di nulla”. Eppure quanto male ha fatto. Già al suo ritorno, fragili equilibri si rompono e il suo rancore lungo e vendicativo toccherà tutti gli antichi e i futuri abitanti delle due case. Avido, subdolo, efferato si impossesserà delle due proprietà, sposerà l’ingenua Isabel Linton che, sebbene avvista da Catherine, si invaghisce fanciullescamente di lui. Una Catherine dalla superficiale cattiveria quando metterà il sentimento della cognata alla berlina permettendo così a Heathcliff di trarne profitto. Per Isabel il matrimonio e la Tempestosa si riveleranno un incubo dove angherie e disprezzo la costringeranno appena possibile a fuggire. Ci viene suggerito da un lettore che un sovrappiù d’ odio le arriva perché lei, la sposa, non era per Heathcliff l’amata Catherine- Tant’è che il figlio concepito da questo amplesso, il malaticcio e noiosissimo Linton, reclamato alla morte della madre alla Tempestosa, sarà solo disprezzato ed infine usato per appropriarsi de la Grange, di cui è erede maschile e indotto a sposare la cugina Cathy , figlia amatissima del morente Edgar e di Catherine. Questa fanciulla senza madre e legatissima al padre che la alleva amorevolmente, cresce allegra, curiosa e intraprendente ma verrà indotta con l’inganno e il ricatto a sposare Linton. Lo perdonerà poi vegliandone anche l’agonia in una gelida camera dove lo lasceranno morire vergognosamente, nella più assoluta indifferenza. Cathy, incattivita dalla vicinanza di Heathcliff, solo lentamente tornerà ad essere se stessa legandosi al cugino Hareton, nella prima fanciullezza disprezzato e misconosciuto, poi schernito per la rozza ignoranza e deriso per i maldestri tentativi di lettura. Ma poiché Hareton è stato concepito nell’amore e nell’amore Cathy è cresciuta saranno loro a permettere l’epilogo positivo di una storia non da loro cominciata. E Cime tempestose sembra raccontare una una grande storia d’amore, infatti una partecipante dichiara che al suo interno vi sono in assoluto le più belle frasi d’amore: “No, quest’ossessione non è amore“ ribatte un altro partecipante mentre un’altra lettrice afferma che Heathcliff emani comunque un fascino speciale che irretisce e confina il bel Edgar in una insignificante insipidezza. Sebbene Heathcliff estragga una cattiveria che rende il mondo attorno cupo e sofferente e rimanga per sempre legato a Catherine e alla sua ombra da una vicinanza che è sofferenza e desiderio mai appagato, sarà lui a pronunciare: “Io so di fantasmi che hanno errato sulla terra…sta sempre con me.. prendi qualsiasi forma…Ma non lasciarmi in questo abisso dove non ti posso trovare!…Non posso vivere senza la mia vita, non posso vivere senza la mia anima!” Parole e sentimenti forti che portano molti a subire il fascino d’un amore come questo, così immutato e indissolubile che è sentimento e non carnalità, desiderio di comunione assoluta che va al di la di tutto e che forse in un romanzo come questo sembra giungere a completezza con l’immagine dei i due fantasmi i che corrono vicini nella brughiera. Se torniamo invece alla razionalità, sappiamo del’ illusione simbiotica che nell’innamoramento ci fa credere d’amare l’altro mentre in realtà amiamo noi stessi. E’ solo con passare del tempo e un po’ meno di adrenalina in corpo che riusciremo a riconoscere nell’altro quella diversità che ci permetterà di scegliere se lo vogliamo veramente amare. Non così per Heathcliff e Cathy perché il loro è in realtà un rapporto malsano basato su un bisogno e come dice Simon Weill “appena c’è bisogno c’è desiderio,… si passa la vita a desiderare”. E’ amore malato, nato attorno a quel bisogno di riconoscimento che nella loro fanciullezza li ha formati in un’ unica identità e costruiti come un’anima sola, tarpata nella lontananza di uno qualsiasi di loro due e ossessivamente alla ricerca di potersi ricongiungere.
Autore
Emily Brontë, seconda delle famose sorelle Brontë, nasce in Inghilterra nel 1818 e vi muore di tisi nel 1949 . Il suo unico romanzo Cime tempestose, opera insolita nella tradizione inglese , è ormai un classico della letteratura dell’Ottocento.
Trama