Le ricette della signora Tokue di Durian Sukegawa

05 Settembre 2019

Le ricette della signora Tokue - Durian Sukegawa - copertina

 

Le ricette della Signora Tokue di Durian Sukegava è un libro delicato,  pacato  e profondo, un libro bello, a tutto tondo. Lo stile semplice e colloquiale  mostra  tutto il garbo e la pudica  riservatezza  dell’anima  di una cultura antica  che noi, al lato di una comune umanità,  guardiamo con curioso  rispetto. Cultura che afferma l’attenzione e il rispetto all’altro confinando contemporaneamente l’interiorità in una solitudine paziente, talora autodistruttiva. Gli è compagna e sollievo la  natura  nella consonanza dei suoi regali di bellezza ed emozione   I pochi personaggi -estranei  in sintonia- sono destinati ad un  incontro nodale nella  loro vita:  un uomo depresso in “stallo”, una vecchina saggia dalle mani ricurve, una ragazzina che abita in una famiglia infelice e i ciliegi nella ciclicità delle stagioni. In una via commerciale, ingentilita dagli alberi di ciliegio,  c’è una piccola bottega Dorahami  ove si vendono  i tipici dolcetti  di pan di Spagna  farciti  con una confettura di an, i dorayaki. Gestita temporaneamente da Sentaro, un ex carcerato (un tempo aspirante scrittore), per ripagare un debito di denaro e di riconoscenza. Preparava lui i dorayaki, ma la  confettura di fagioli rossi azuki, cioè  l’an, era  industriale. Quest’uomo un giorno  assume una vecchina dalle mani deformate che con  gentile insistenza  chiede di poter lavorare lì, inizialmente lui, con tatto rifiuta, ma si convince ad accettare la proposta  dopo aver  assaggiato, per pura cortesia, il superlativo an da lei preparato. Comincia  così quella che diverrà molto  più di una semplice collaborazione  di lavoro. Intanto  le vendite aumentano,e  in lui un interesse  si accende mentre per lei  – pur seminascosta al pubblico-  una tenera felicità e per una ragazzina trascurata, parole. Poi  le chiacchiere  cattive su quelle mani e i clienti  diradano, la proprietaria  esige il licenziamento della signora Tokue, Sentaro non lo vuol fare , difende e tergiversa, ma lei comprende e se ne va.  Le vendite continueranno a  calare malgrado l’impegno e  l’insistenza  di Sentaro a resistere,  ora poi  la proprietaria vuole  trasformare  il Dorahami in un  Okonomiyaki che  venderà  cibo cotto alla piastra. Sentaro allora si  dimette tornando sfiduciato nuovamente all’alcool. Sì perché all’indifferente “pasticcere” di prima il   far bene  i dorayaki  è diventata quasi la  possibile  realizzazione di sé. Merito della signora Tokue, delle sue ricette, quella   cinquantennale paziente preparazione dell’an: lei ascolta, l’orecchio vicino ai fagioli che borbottano le loro storie, mentre lentamente mescola con attenzione affettuosa, una doppia operosità che darà la giusta corposa dolcezza all’an. Lei è un esempio: lei dalla sensibilità che penetra  le solitudini,  sente le insoddisfazioni  e  indica con garbo leggero-  sin dentro i sogni –  la  possibile fiducia in se stesso  per trovare la via. Perché lei, che ha attraversato  una sofferenza feroce e una vita circoscritta, ha un’anima allenata all’ascolto, un’anima  pulita ancora desiderosa di piccole cose  e capace di dare. Lo farà   tralasciando  il formale riserbo e  raccontando a Sentaro e alla ragazzina con l’uccellino,   venuti trovarla, la sua storia. Viveva in campagna e aveva quattordici anni quando con la bella camicetta bianca cucita in fretta dalla mamma, venne catapultata qui a Tokio  in questa a grande struttura, delimitata da un’invalicabile  siepe di agrifoglio.  Questo ex lebbrosario era all’epoca una  tremenda  e crudele prigione a vita: via la camicetta, solo paura,  sofferenza fisica e una solitudine assoluta e poi la voglia di morire. Eppure ha vissuto! A salvarla …la bellezza della natura, è cominciato contemplandola poi dal pensiero che  le nasceva  dentro:  tutto quello che le stava attorno e  la splendida luna  esistevano perché lei era lì a guardali  “volevo che tu mi guardassi” diceva la luna  e lei la sentiva , lei era  necessaria! Ecco i suoi occhi , tutto esisteva perché c’era il suo sguardo  a guardare. Poi  si sposò con un degente  e fu un matrimonio felice nonostante le forti  sofferenze fisiche di lui fino alla fine. Lei invece guarì ma da lui , che  era pasticcere,  ha imparato quest’arte, lavoravano assieme nel laboratorio di pasticceria  del lebbrosario  e  farlo  seriamente e con amore    ha dato scopo alla loro quotidianità. La signora Tokue faceva dolci “per nutrire tutte le persone che avevano accumulato lacrime” ( anche la mamma infelice  del bambino  Sentaro faceva dolci ed era per lui amore)  e poi  elargiva copiosamente   la sua  ricetta  sull’ascolto  – bisogna  dar ascolto, e parlare  a tutto quello che ci circonda, ci risponderanno ma molti non  ci hanno creduto. Gli anni  sono passati e tanti , la malattia è ufficialmente  debellata,  ma  i lebbrosari rimangono chiusi, fuori temono ancora. Solo dal  1991  quella siepe  si può  attraversare. Le paure continuarono e  molti rimasero lì,  ormai  erano dei vecchi  e i pochi  parenti rimasti non li vollero da loro, anche la sorella della signora Tokue. Lei è comunque felice , dopo cinquant’anni, d’oltrepassare quella siepe  ma il mondo  al di là e ormai   un paese sconosciuto. Ma  la signora Tokue  ha  dentro  voglia di parlare, in un angolino ci sono ancora i suoi  quattordici anni curiosi  , vuole  mescolarsi alla gente ed ecco quel piccolo locale dove delle ragazzine – com’era lei- si fermano ciarliere e golose a mangiare i dorayaki; a fermala, però sono  gli occhi di Sentaro sono  “i suoi occhi di un tempo” e lei sa fare un  magnifico  an. Eccola ora   seminascosta in una seggiola  dopo la fatica d’aver preparato l’an che ascolta , viene  anche la ragazzina infelice ecco i tre  si sono avvicinati. Purtroppo quelle mani non passarono inosservate  e la signora Tokue  si ritira   grata comunque per quella breve  esperienza di vita normale. Scriverà delle lettere non più formali, Sentaro invece si forzerà a   preparare  un an migliore, la ragazzina ricomparirà con un uccellino dall’ala malata che la signora Tokue aveva  promesso di tenere. Wakana e Sentaro sono andati   a trovarla e lui  sarà   incoraggiato  a  perseguire la creazione di dorayaki speciali,  diventare maestro in quell’arte  così da poter un giorno affermare convinto   “Questa è la mia vita”. Invece …il licenziamento e lo sconforto e i ciliegi che scandiscono il tempo, poi quel sogno e la  lettera della   vecchia  signora che chiede il permesso di liberare l’uccellino guarito -è duro per lei vedere qualcuno rinchiuso.

Sentaro decide  di andare  al lebbrosario accompagnato da Wakana ,che  porta come dono particolare alla  signora Tokue una  bella camicetta bianca,  per  lasciare l’uccellino libero di volare e a raccontarle quel sogno speciale in cui dall’incontro con una ragazzina  “che superava le barriere”   in camicetta bianca  e dei  petali di un ciliegio lontano “…un infuso di fiori di ciliegio lievemente salato, con un gradevole aroma floreale” è sortita l’ispirazione  per la  ricetta dei suoi personali i dorayaki perché “quei petali le erano entrati nel cuore“. Una tristissima notizia invece li attende  perché la signora Tokue è morta .   Una morte serena.viene loro riferito,  ha  lasciato  i suoi vissuti attrezzi di lavoro a Sentaro che sente come il figlio che gli è stato impedito avere e una lettera, una  ricetta sulla vita, perché questa un senso sempre ce l’ha. Il  mondo nasce dalle  percezioni “si deve vivere come poeti”  e anche l’incontro con i dorayaki ha un senso, bisogna ascoltare pazienti  –  anche se poi i fagioli non ti parlano- e avrai  delle risposte. A lei  una risposta è stata data  e ne è stata felice, lo riferisce l’amica che li ha informati  della sua morte; poco prima di morire gli alberi del boschetto le  hanno sussurrato “sei stata molto coraggiosa”. Si  questo le era stato riconosciuto e se anche –come suggerisce una lettrice – non fossero stati gli alberi,  ma un inconscio che parla e rende onore a una vita offesa ma affrontata  con grande dignità. Senza imbruttirsi,  sempre utile agli altri,  una forza  fiduciosa  capace di provare felicità  anche per quel poco di vita al di la di una siepe. Ecco, dunque,  il  probabile lieto fine: un nuovo inizio per Sentaro che aprirà un Dorahami e Wakana,  che per  pagarsi il proseguimento degli studi, l’aiuterà a preparare i suoi Dorayaki ai petali di ciliegio.

Ecco perché  si  vuole bene alla signora Tokue, alla sua forza tenace che si nutre di ascolto , alle bellezze del mondo che poi con umiltà elegante ridistribuisce con le mani ricurve che ritornano dolcezza, per il suo cuore sensibile e attento all’essere umano.

 

AUTORE

Durian Sukegawa, nome d’arte di Tetsuya Sukekawa, è nato a Tokyo nel 1962. Poeta, scrittore e clown, ha una laurea in Filosofia Orientale e una in Pasticceria, conseguita all’Università della Pasticceria del Giappone. Per Einaudi ha pubblicato Le ricette della signora Tokue (2018), il suo primo libro tradotto in italiano, da cui è stato tratto il film Le ricette della signora Toku, diretto da Naomi Kawase e presentato al Festival di Cannes nel 2015.


Genere: romanzo