12 Dicembre 2012
La lettura di Rosa candida, libro dell’islandese Audur Ava Olafsdottir, ci ha magicamente sospinti in luoghi rarefatti, lontani e belli, pregni di una tranquillità, distante dal nostro ormai caotico habitat, permettendo al Gruppo di lettura, d’assaporare, compiaciuto, sentimenti di freschezza: delicati e teneri.
Al contempo ci siamo chiesti incuriositi come eventi tragici, circostanze problematiche e riflessioni profonde siano usciti da questa penna islandese, in modo cosi pacato e leggero, espressi con una scrittura semplice e con il linguaggio quotidiano estremamente pulito, parlato e pensato da un candido irresponsabile “fanciullo” che s’appresta a diventare uomo. Eppure le spine comunque ci sono. Che sia forse perché lui porta con sé, e in sé custodisce la possibile rosa che non le ha?
Lobbi, accolto subito con simpatia, è un ragazzo determinato a concretizzare un sogno, muovendosi tra ansietà e impaccio nei fuggevoli contatti femminili preoccupandosi per la nuova sessualità quasi ossessiva. Egli si dibatte nel tentativo di non fare del male agli altri con delicatezza e con coraggio accogliendo anche i cambiamenti improvvisi, pur di fare le cose nel migliore dei modi. Questo adolescente suscita in noi una tenerezza che ci permette d’accompagnarlo affettuosamente sino alla sua consapevolezza di adulto.
Tutti i personaggi del libro sono per noi, riusciti e positivi, anche l’abbandonica Anna. Infatti, quando lei riconosce la grande capacità di cura di Lobbi per Flora Sol si concederà quello scambio di ruoli genitoriali che le permetterà d‘ attuare altre sentite esperienze vitali. Gran simpatia ha destato poi il confidente frà Tommaso, per la grande capacità nell’ascoltare Lobbi senza dare consigli e per averlo indirizzato verso grandi film e statistiche bibliche come aiuto per il pensiero.
Qualcuno ha trovato “noiosa” la parte del viaggio in macchina, ma questa, attraverso l’analisi di qualcun altro, e stata vista come il dare lo spazio e il tempo necessario al viaggio formativo di Lobbi. Sono state vissute poi come esagerate le tappe evolutive di Flora Sol, bimba di soli 10 mesi .C’è stata curiosità e perplessità anche per le ipotizzate capacità taumaturgiche, sospettate dall’anziana coinquilina, nella bimba, Su questo punto un componente del gruppo ha suggerito di riconoscere la bimba quale simbolo di rinascita, di vita, in questo villaggio dove bimbi non ve n’erano più; a ben leggere Flora Sol ci viene descritta come una bimba buonissima che emana luce fortissima e molto somiglia ad un dipinto del bimbo Gesù. C’è stato poi un’osservazione sulla suddivisione troppo netta, nella cura dei due gemelli, tra il padre e la madre del protagonista. Ma si è riconosciuto egualmente l’accudimento del padre che, pur non capendo le ragioni del figlio, non ne limita mai le scelte, seguendolo con premura e grande senso di responsabilità, tanto da riprendere in mano la propria vita solo quando recepisce il figlio come adulto. A me sembra di trovare caratterizzati nei due genitori, i due aspetti che Lobbi non sa ancora di possedere appieno: la responsabilità pragmatica del padre elettricista; la capacità di perseguire, curare e assecondare un sogno della madre. Questi valori gli permetteranno di uscire , e con lui la talea a otto petali, dalla serra della mamma per intraprendere il viaggio, verso l’intricato ma fertile roseto dove metterà ordine e potrà far attecchire la sua speciale rosa, rendendo godibile a tutti la bellezza del roseto.
Allo stesso modo le sue cure, operose di fatti e sacrificio, donate ad Anna e alla bimba (il suo seme inaspettato e la fertile terra) faranno germogliare amore e conoscenza di sé, sino a scoprire che per lui il senso del sé, sta nella realizzazione di una famiglia, lo sentiamo dire infatti: “Al loro ingresso la bimba e la madre promanano una luce che illumina la casa”, “è così che nasce la mia nuova vita, è così che la realtà viene alla luce”. La famiglia è vista come vita, cura, responsabilità nelle relazioni d’amore. Per Lobbi amore è anche il poter stare semplicemente insieme nella stessa stanza o quando dopo l’amore con il “corpo” si guarda quel corpo provando una calda intimità che non abbisogna di parole. Belle, incredibili sagge parole in un giovane adulto di 22 anni. Questo opera è simbolicamente anche una piccola parabola esistenziale. Può succedere e ripetersi, sempre, in ogni luogo e in ogni tempo, che nell’incontrarsi Vita e Cura (amorosa) promuovano la nascita di amore, famiglia e ”roseti”. Lobbi tutto questo lo intuisce quando dalla vetrata della chiesa la “non sua” rosa purpurea a otto petali si riverbera sulla gota della sua bambina.
Autore
Audur Ava Olafsdottir, nata a Reykjavik nel 1958, laureata in Storia dell’Arte. Rosa candida esce nel 2010 e diventa un caso letterario in Francia.