Mattatoio n.5 di Kurt Vonnegut

7 Febbraio 2013

 

Il testo, dibattuto nell’incontro di giovedì 7 febbraio: Mattatoio n.5, è il piccolo grande  capolavoro  anti militarista dello scrittore statunitense Kurt Vonnegut, sopravvissuto al borbardamento alleato che distrusse  la città di Dresda. Egli ci informa in prima persona, dall’interno della narrazione, della lunga gestazione “per arrivare a parlare di questa traumatica esperienza”, lui stesso scrive:  “non c’è nulla di intelligente da dire dopo un massacro”, il romanzo prosegue poi a balzi, costruito intorno al suo  assurdo e disturbato protagonista Billy Pilgrim.

Il titolo  cruento è ingannevole e spiazza alcuni lettori del gruppo, essi si aspettano il  pathos per raccontare di  Dresda ed invece  la troviamo solo alla fine del libro in poche ma importanti parole. Prima incontriamo gli occhi di Billy,   imbevuti nella bellezza del  suo incanto, poi gli occhi  che vedono  solo una “terra lunare” che esala effluvi  di ”iprite e rose”.

Altrettanto disorientati sono rimasti i  lettori che amano il racconto lineare, disturbati dalla struttura schizofrenica su più piani del romanzo e dai  continui salti spazio-temporali del personaggio. Si viene proiettati continuamente tra guerra,  quotidianità   e fantascienza. Qualcuno  suggerisce uno sforzo d’attenzione alle parole che scorrono nel libro,  poiché forse questo è il mezzo per cogliere connessioni che facilitano chiavi di lettura più gratificanti. C’è stato anche chi si è premurato di contare le volte che l’inciso “così va la vita” è stato ripetuto nel romanzo, (ben 156!); questo a conferma dell’importanza  dell’accadimento  per l’autore, l’evento che è  sempre sopra e fuori  la nostra libertà.

Molto si è parlato e discusso dell’inusuale itinerario   intrapreso dall’autore per arrivare alla totale condanna di tutte le guerre. Infatti, sebbene siano descritti, all’interno del romanzo,  momenti di sofferenza, crudeltà e morte,  è per altra via che l’autore ci vuole condurre alla condanna della guerra. Egli lo fa scrivendo  con    pacatezza e ironia, usando  il paradosso e la fantasia. Ed ecco quindi che i suoi  soldati  sono fanciulli e vecchi fuori tempo, per il  ruolo  loro assegnato;  bambini che giocano ai Tre moschettieri; fanciulli in balia di forze ingovernabili e patetici buffoni; adulti intrisi di patriottismo letterario o ideologico; teppisti che  si trasformano  in condottieri; superuomini forgiati nel sesso e nello sport.

Nella narrazione troviamo vendette da perseguire perché sono dolci e altre che sono giuste perché ripagano reali  e atroci affronti; persone fisicamente lontane dalle contingenti realtà della guerra che decidono efferatezze; una macabra gentilezza incorporata in saponette e candele confezionate  con il grasso degli indesiderabili del Terzo Reich; l’inutilità del disarmo nucleare in quanto i  bombardieri  sono ben efficaci (135.000 morti a Dresda). Le guerre  però non si fermeranno e l’autore  ce lo dice  attraverso la creazione fantastica del   pianeta Tralfamadore, in cui  esiste la IV dimensione, lì  non c’è il  nostro tempo lineare ma tutto è contemporaneamente: passato, presente e futuro,  tutto è nell’accadimento, la nostra illusione di possedere  il libero arbitrio viene perciò a mancare, ma  noi  possiamo comunque scegliere di contemplare i momenti più belli, cosicché “visti tutti assieme diano un’immagine della vita bella sorprendente e profonda”.

Per l’autore è  importante il presente  “vasto e profondo” da accogliere ed egli perciò sembra veramente ricusare il libero arbitrio, pare seguire  le stesse regole affisse nello studio di Billy e le stesse incise nel medaglione di Montana, in chiusura del libro.

A me  sembra di intravvedere, dopo aver compreso la differenza tra l’accettare ciò che non posso cambiare e il coraggio di cambiare ciò che posso,   il mio piccolo spazio di libertà  nella scelta del mio modo di muovermi. Se usiamo la gentilezza nel rapportarsi agli altri, come ci suggerisce Mr. Rosenwater,  o la generosità di Billy, che vuole portare le conoscenze Tralfamadoriane  agli umani per aiutarli a vivere (anche Kurt Vonnegut accetta di diventare “statua di sale” per dirci la guerra!), vivremmo tutti in un posto più confortevole e piacevole  e  forse non avremmo paura di essere solo umani.

 

Autore

Kurt Vonnegut autore statunitense nato nel 1922 e morto nel 2007. Durante la 2° Guerra Mondiale  assiste da prigioniero al bombardamento alleato che distrusse la città di Dresda causando la morte di 135.000 persone. Esordisce come scrittore nel 1950. E’ considerato uno dei maggiori scrittori americani e uno dei massimi scrittori di fantascienza.

 


Genere: romanzo