L’urlo e il furore di William Faulkner

6 Giugno 2013

 

Complessa e caratteristica la struttura dell’opera L’urlo e il furore , indiscusso capolavoro di William Faulkner. La sua faticosa lettura ha fatto arenare parecchi componenti del nostro gruppo. C’è nella  modalità narrativa dell’autore: il flusso di coscienza, le più voci narranti, la frammentazione del testo che mette in connessione (come nella realtà avviene) monologhi interiori e ricordi, l’ordine cronologico rimescolato e che amalgama assieme nomi ripetuti e  generazioni diverse, dialoghi senza i soggetti e punteggiatura, una indubbia difficoltà che ci lascia interdetti. Il  libro diviene un rompicapo, e a maggior ragione, per i lettori che amano ritrovare nel testo una chiara comunicabilità. Ma se ci si lascia tentare, il flusso di coscienza ci trascina dentro i personaggi , nel loro mondo mentale, nella loro umana confusione – di  pensieri, emozione, sentimenti,  che poi ci faranno forse comprendere i fatti- , sentiremo  realtà personali, assaporeremo profumi e paesaggi, sentiremo gli odori , vedremo il mondo sincero e doloroso di un bimbo incompreso  di 33 anni, seguiremo le complicatissime elucubrazioni di Quentin, accogliendole non con la testa, ma nel loro sentire. Certamente dopo una paziente  attenta rilettura tutto verrà a ricomporsi permettendoci di riconoscere la  grandezza dell’autore e di quest’opera. Opera che narra una saga familiare che è  deriva di un’altra Storia (gli Stati del Sud e la loro sconfitta), storia della decadenza materiale e morale dei suoi membri ma non solo, perché è  al contempo  lo  specchio impietoso delle brutture e delle imperfezioni  del genere umano. La cultura di quel mondo  e i difetti umani avvelenano  le relazioni familiari dei Compson sino al punto che la famiglia ne è dissolta, sopravvive Disley e la sua famiglia. La negra mamy, lei che ha visto il “primo e l’ultimo”, lei che non tramanda o conserva un mondo fittizio ma solo  l’affetto e la vita, certo  un Credo che ricompensa il sacrificio degli umili  la sostiene ed  è  lei  la  più forte. Gli altri no,  arroccati  come sono in un mondo di falsa grandezza, pregiudizio, orgoglio, incapaci di    accettare realtà nuove si obbligano in relazioni in autentiche, cattive  e distruttive.  W. Falkner, questo  ci viene sinceramente e crudelmente a mostrare e  tutto ciò lascia in noi uno sgradevole sapore amaro nel “cuore”.

Abbiamo scelto e condiviso la lettura  di alcune pagine  significative: dialoghi incalzanti,  i ricordi del caprifoglio, acredine e livori, tanta meschinità: l’urlo e il furore insomma. Pagine  intrise del dolore e  rabbia  per la perdita  o la mancanza  di qualcosa o qualcuno,  che ciascun personaggio palesa  a suo modo in  comportamenti coscienti o dettati dall’inconscio. L’urlo, infatti, anche se è imploso fa uscire comunque il furore  o verso se stesso o verso gli altri sempre in modo subdolo e perdente. Abbiamo un padre che urla la sua pochezza e debolezza  attaccato alla credenza del whisky;  una madre che non accetta la responsabilità di un figlio menomato e   urla la sua frustrazione  a letto dietro ad un benda intrisa di canfora e il suo furore in un vittimismo ipocrita contornato da  un egoismo ammantato da un moralismo orgoglioso a cui sacrifica i figli,  Quentin, e Caddy prima  bimbi che cercano di sostituirsi ai genitori, cercano rifugio nel loro  affetto esclusivo, totalizzante e alla fine morboso.  Caddy, adulta , abbandonando anche Ben fugge da questo legame   perdendosi e punendosi  in altre e molteplici braccia. Quentin invece cercherà sollievo nel  gesto lucido ed estremo  del suicidio.L’urlo e il furore di Jason sono i più sgradevoli, perché se ha ben ragione di esternare la sua frustrazione per essere stato economicamente sacrificato ai fratelli ( solo lui  ora mantiene la famiglia), la tace  alla madre che poi  ipocritamente  raggira appropriandosi dei soldi di Carry, da lei rifiutati, per il mantenimento della nipote .E’ alla sorella e alla nipote che Jason  rivolge un odio metodico e spropositato (si pensi alla mancata assunzione nella  Banca del cognato) in realtà è perché  il suo furore lo rivolge da sempre verso i  più deboli  (ricordiamo l’episodio dei biglietti della fiera bruciati), lui ha l’animo di un ignobile vigliacco. Capro espiatorio è  la nipote Quentin, abbandonata e tenuta lontana dalla madre, ora adolescente e sola, difesa solo da Disley , il suo dolore lo urla attraverso una modalità tipica dell’adolescenza, la ribellione e il suo furore lo incanala in comportamenti che per epoca ed il luogo sono scostumati e libertini.

Autore

William Faulkner nasce ad New Albay, Mississippi e muore nello stesso State nel 1962. Rampollo di una aristocratica famiglia meridionale è stato poeta , scrittore, sceneggiatore, drammaturgo. Vincitore di un Nobel per la letteratura nel 1949 e di un premio Pulitzer nel 1954. E stato considerato uno dei più importanti romanzieri statunitense autore di opere spesso provocatorie e complesse,. Una  scrittura densa di pathos e di grande spessore psicologico, Tra le sue opere: Il fauno di Marmo, La paga del soldato, Sartoris, Luce d’agosto, Assalonne Assalonne, Requiem per una monaca.

 


Genere: romanzo