7 Settembre 2017
La tentazione di essere felici titolo molto accattivante quello del giovane autore Lorenzo Marone, bravo a dar credibilissima voce all’anziano misantropo Cesare Vitagliano. Romanzo gradito al gruppo di lettura per la scrittura semplice, quotidiana, condita da una verace ironia partenopea in una trama che coinvolge il lettore. Il protagonista Cesare è un settantasettenne vedovo e malato di cuore, napoletano un po’ inconsueto e bizzarro –ama impersonare occasionalmente finanzieri e generali, un po’ prepotente rivela una vena di cinismo accumulatasi negli anni vissuti. L’autore facendo raccontare a Cesare la propria vita tocca (qualcuno dice senza andare veramente in profondità) temi quali: la gestione della vecchiaia, ma anche la tenacia d’un vecchio che ritagliandosi spazi di libertà non si arrendere ad essa; l’ imperfetta relazione con i figli ormai adulti (ama pensarli ma non frequentarli); una sessualità ancora in atto che alla fine diviene occasione d’affettività. Trasversalmente anche il tema del femminicidio.
Brontolone, e pochi amici ha Cesare, sa di non aver speso bene la sua vita ma non vuole fare bilanci,vuole solo viverla ora senza ipocrisia, il mutamento comincia con l’arrivo di una giovane coppia di inquilini nel pianerottolo affianco. Lei è Emma (nome caro di un amore proibito a Cesare) fragile e bella, il volto tumefatto, il suo lui è un violento e la picchia duro. E stavolta Cesare non riesce a far finta di non vedere, si lascia coinvolgere, vuole aiutarla ma lei- non denuncerà mai il compagno- si farà aiutare solo a metà. La cura e complicità farà nascere tra loro una cara amicizia che darà a Emma –incinta- la forza per decidere di lasciare il compagno, la valigia è pronta e per questo sarà uccisa. In Cesare il grande rimorso per non aver denunciato lui e un nuovo infarto ma anche questa nuova apertura emotiva dove i sentimenti sono tornati a zampillare indica il giusto modo per tentare d’essere felice: ha già ristabilito un contatto sincero, aperto e affettuoso con i figli e forse, se supererà l’ennesima operazione al cuore, dopo il canto alla vita “Mi piace…” potrà con la compagna Rossana –l’amica prostituta – persona schietta e congeniale costruire un nuova affettività.
Cesare di primo acchito suscita insofferenza per il caratteraccio e la scorza di egoismo e incomunicabilità che lo avvolge, nonostante ciò emana autenticità e…dopo vera umanità. Ha passato la vita a recriminare, s’era sposato con Caterina, graziosa e accogliente, messa incinta volutamente già quando non ne era più innamorato. Una famiglia, due figli Sveva e Diego- e il resto della vita matrimoniale frustrato a recriminare – è sempre rimasto a fare il ragioniere nell’ufficio dove l’aveva conosciuta inconsciamente accusandola della sua impossibilità a cambiare vita. Cesare voleva una vita diversa ma in realtà è sempre stata solo la sua incapacità di scegliere, di decidere, condannando Caterina a essere solo figura, spegnendole il sorriso radioso e donandole un viso spento : “ non è cattivo” diceva lei “è solo egoista”, e lo era! Lui alternava sogni di amori impossibili o perduti a tradimenti convinto che il possedere “togliendo la freschezza dell’incanto d’amore” portasse alla fine dell’ innamoramento e così non era mai riuscito a trasformarlo nella dolce affidabile sicurezza d’un responsabile amore familiare. Lo comprende ora che Caterina non c’è più, ma ricorda anche un tempo in cui era stato buono e fiducioso, poi le prime delusioni amorose e lavorative avevano fatto crescere quell’involucro d’egoismo protettivo attorno.
Personaggio totalmente antipatico ai lettori è la spigolosa figlia Sveva che, pur somigliando al padre manca di quell’ironia sincera che lo contraddistingue. Vien fatto notare comunque che Sveva porta e ha sempre portato il carico pesante dei segreti di quella famiglia imperfetta; ancor bimba conosce il tradimento del padre, conosce quello della madre – causato dall’infelicità – di cui è la confidente e tiene tuttora segreta l’omosessualità del fratello. Omosessualità fortemente sospettata da Cesare ma mai confessata dal figlio per timore. Sessualità un po’ stomachevole agli occhi di Cesare , che comunque sarebbe accettata tranquillamente nel figlio perché lui ha sempre rispettato le scelte altrui…
E’ con “l’imprevisto“ Emma che inizia il capovolgimento di Cesare, è il preoccuparsi e l’occuparsi di lei, attraverso il loro sincero relazionarsi –la nascita quasi di una nuova paternità- che lo apre a emozioni, le esprime sentendo l’importanza della vicinanza affettiva. Tutto questo lo porterà a declamare a voce alta l’amore per i propri figli “Ti voglio bene” e “Ammiro e amo te e Sveva allo stesso modo”. “Ecco questo avevo da dirvi”, e poi a gioire in quella notte in cui assieme a sua figlia e al nipote dormendo assieme nel vecchio lettone di casa, riassapora nuovamente un calore antico. Inoltre si consente a quel nuovo rapporto “amoroso” con Rossana , di cui prima ha conosciuto la carnalità a pagamento, – il riflesso dei loro corpi appassiti allo specchio- , ma che al primo appuntamento -un invito a cena- regala la delicatezza di antichi e teneri imbarazzi adolescenziali che vanno colorandosi di una spontanea, affettuosa e complice vitalità.
Si è poi parlato molto della violenza maschile rivolta alle donne, perché sia Cesare che il medico del pronto soccorso non hanno denunciato la violenza subita da Emma? Noi come ci saremmo comportati? Nel gruppo una lettrice che opera proprio in un’associazione d’aiuto per la Donna viene a confermare l’impossibilità ad aiutare chi non vuole essere aiutata, le donne arrivano tardi a chiederlo frenandole la vergogna e quel tanto sentirsi indegne “forse è colpa mia” e la tanta reale paura La fragile Emma era una vittima quasi predestinata fuggiva fin da bimba dalla violenza di un padre alcolista. Sembra poi sia molto difficile per degli estranei al caso il denunciare, se si hanno dei sospetti di violenza perpetrata verso qualcuno si può contattare gli Uffici dell’assistenza Sociale e cosa importantissima questi uomini violenti dovrebbero essere aiutati- in strutture adeguate- a superare questo loro possessivo, sbagliato nefasto relazionarsi.
Cos’altro ci ha lasciato la lettura di questo romanzo, forse che una permanente formazione all’umanità, se pur gli anni posatisi sulle nostre spalle siano già numerosi faciliti il cogliere le opportunità per tentare ancora d’essere felici.
Autore
Lorenzo Marone è nato a Napoli nel 1976, per dieci anni ha esercitato la professione d’avvocato, oggi è un autore di successo.