La storia di un matrimonio di Andrew Sean Greer

03 Marzo 2016

 

Un buon suggerimento ha condotto  il gruppo di lettura al libro La storia di un matrimonio dell’autore statunitense Andrew Sean Greer, testo apprezzato  per l’ottima scrittura, scorrevole e poetica, per gli arguti colpi di scena e una storia raccontata in prima persona che riesce ad allargarsi in sensazioni in cui molti possono riconoscersi. Un paesaggio e un periodo storico (San Francisco degli anni ’50) felicemente toccato, quegli anni statunitensi impregnati di paure nascoste (guerra di Corea, comunismo e razzismo nero e omosessuale) da cui nasce, in parte, l’insolito comportamento della nostra narratrice Pearlie Cook. Se a molti la lettura  del romanzo è piaciuta molto ad altrettanti, i personaggi e il loro comportarsi, no. Certamente non l’eccessiva passività di Pearlie che mai lotta, mai si arrabbia e  poi quel suo  annullarsi (trattiene  anche il tono della voce per rendere  ovattato  il  mondo ad un marito dall’inesistente  “cuore inverso” e come è  ridicola nel confezionare il giornale a buchi, privato dalle cattive notizie). Difficile accettare  la sua inverosimile credulità, il  non confrontarsi mai con  il marito Holland e  quel non comunicare veramente, mentre  continuamente formula domande e si da le risposte (in realtà queste sono  introspettive riflessioni da cui noi possiamo trarre  felici spunti e immedesimazioni). E’ visto poi con rammarico quel  non aver scelto la libertà personale a fronte di un matrimonio con quell’uomo di carta. E’ tutto falso! E’ negativo, si dice, Holland  non si vede è un personaggio inesistente; Buzz , invece, è recepito come l’ intruso  rompi matrimonio, un tentatore che provoca danni anche alla vita di Annabel (considerata comunque da tutti   fuori posto in questa storia). Positivi sono  Sonny a tre anni,  bimbo molto ben educato,  e Lyle la cagnetta che non abbaia. Descritte simpaticamente le vivaci zie di Holland. S’è notato che la bellezza è molto nominata, sono tutti belli, come la guerra che nessuno  vuole fare. Il matrimonio poi!Una sola persona, ravvisandovi gentilezza e generosità, l’ha considerato buono,  per tutti gli altri non era così: era finto,  in lui non c’era amore  “lui non s’ era ricordato neanche il suo nome”! Si trattava di abitudine, di convenienza, lei era una crocerossina salvatrice “Mi prenderò cura di te” e  per lui  il matrimonio un rifugio “Ho bisogno che mi sposi” . Voleva salvare la faccia, dicono. Considerazioni tutte validissime e che mostrano quanto  questa  lettura non ci abbia lasciato indifferenti.

Comunque cercheremo ugualmente  di trovare  tra le parole del libro l’aiuto per  comprendere di più Pearlie e il suo matrimonio..

Pearl Cook è una giovane donna di colore, ha un caro bimbo di tre anni (poliomielitico) e da quattro anni  è sposata a un uomo dalla bellezza strabiliante che muove desideri possessivi   ….. e Pearlie l’ha voluto sin dai tempi del liceo,  gli è stata   molto vicina  nei due anni in cui in cui è rimasto in una stanza,   inutilmente nascosto da una madre che non voleva partisse per la guerra. Poi la lontananza  (lui non le ha mai scritto), ma il caso, alcuni anni dopo lontano dal loro paese d’origine, li fa nuovamente incontrare. Lei lo riconosce  lui invece sbaglia il suo nome. Holland sembra non star bene e lei si offre di prendersi cura di lui che accetta perché sembra averne bisogno. Le due zie gemelle di Holland la sconsigliano di sposarlo perché “ha il sangue cattivo… ha il cuore inverso”,  dicono;  lei  lo fa ugualmente vi si dedica con abnegazione  nella bella casetta coperta di rampicanti, vicino all’oceano . Nessuna emozione   di troppo attorno, tutto  è bambagia! Dormono perfino in camere separate, a deciderlo è  lei, per preservare il delicato riposo del suo sposo. Sembrano felici  così:  gentili e sorridenti, poi un bimbo e il cane che non abbaia. Pensa di essere felice, Pearlie, per  lei il matrimonio è come l’acqua tiepida della doccia in un Hotel un  “compromesso”.  Poi la visita di un vecchio amico di Holland  scardina questo mondo portando sofferenza per  sei mesi e una nuova consapevolezza. Il vecchio amico è Buzz Drumer., bello ed elegante  (Holland sembra averne  copiato lo stile), ricco e bianco. Al suo arrivo Pearlie scorge  nel marito uno sguardo  spaventato ma presto Buzz diventa  di casa. Ahimè un bel giorno  egli  le  svela un segreto: lui e Holland hanno avuto una storia d’amore  lunga due anni e  poi è arrivata lei. E ora si sbriciola il paziente lavoro  di Pearlie  e il suo credere di  conoscere la persona amata mentre  è solo la “traduzione scadente di una lingua che conosciamo appena”. Stranamente, per noi,  sta zitta e non ne parla ad Holland, invece, s’  incontra più volte con  Buzz . Tra loro parlano e parlano tanto. Lui le riferisce di essere tornato perché soffriva di nuovo, di averla spiata attentamente, di aver compreso che lei ”portava un grosso macigno sulle spalle…. e che poteva aiutarlo”. Cosa aveva colto? Forse l’ insicurezza e quell’essere  troppo generosa? Buzz  rivuole la sua storia con Holland, vuole portarlo con sé a New York e le chiede d’aiutarlo. Vuole vendere le sue proprietà  offrendo  a lei la possibilità di una nuova vita  (la casa con lo steccato  e i 200 ettari, le opportunità per Sonny) : parlano sinceramente, ne hanno bisogno, si crea complicità (a volte cattiva, fanno del male ad Annabel e William), tra loro  un legame, si comprendono perché hanno “ferite altrettanto profonde”,  lui è un disprezzato obiettore di coscienza (non vuole uccidere) omosessuale, soffre di una grande solitudine con svolte di follia. E così a poco a poco nasce un’ amicizia e un sentimento doloroso  nella lontananza. Ma ci si è   chiesti come mai Pearlie  accetta  subito ciò che Buzz le propone? Non lo  combatte? Forse più concause la portano a questa decisione. Lei è nera e non ha “geneticamente la capacità di contrastare un bianco,… non  sa come battersi e non sa ancora  cosa vuole”  perché quell’essere negra  non le ha mai concesso il lusso di volere “il diritto di realizzare un desiderio”  né di essere quello che vuole;  deve essere passiva, non può prevaricare; Pearlie è terrorizzata inoltre da quello che è venuta a sapere,  si è documentata, perciò sa che l’omosessualità (nell’America di quegli anni), è fortemente e gravemente perseguita (si arriva persino  all’ergastolo) quindi ha paura delle conseguenze per la sua famiglia. Per suo  figlio  vuole una vita buona e  Buzz è l’unico ad offrirgliela e intravede per lei la possibilità di una vita più autentica e libera.  Lei ha  sempre avuto il dubbio di non essere stata amata abbastanza da Harold, mentre sente e crede che l’amore di Buzz  e  Holland sia qualcosa di superiore: è caldo, forte, puro è una passione e follia a cui s’inchina….. è amore vero. Generosa com’è,  pensa  sia questo ciò che Holland vuole, spera che quest’’uomo bello desiderato da tutti e  così accondiscendente all’amore degli altri”,  questa volta  abbia scelto di non essere più “nebbia senza forma” ma  il suo desiderio più profondo. Lei intanto assapora un po’ di quella vita futura  nella libertà di quei baci scambiati nel taxi con il soldato accompagnatore, assapora anche la triste consapevolezza di un futuro nella solitudine senza la possibilità  di creare un passato  condiviso, ora sarebbe stata “sola anche nel passato”.  Lei voleva ora un  Holland  diverso, quello  che non ricordava il suo nome ora non le bastava più. Rifiuta anche  le proposte di  Buzz, che sentendosi colpevole  della mutilazione di William,  vuole lasciar andare tutto e per paura della solitudine  e di ricadere nella follia  le chiede di partire  con lui e Sonny oppure anche tutti e quattro assieme.

Pearlie non ha mai smesso in tutto questo tempo di  osservare e studiare il comportamento di Holland  proiettando poi su di lui le proprie introspezioni, senza mai parlargli attende che  sia lui a dire qualcosa. Lo spera in special modo  quell’ultima sera, sapendo che quella notte lui e Buzz se ne sarebbero andati, e invece ci sono solo sguardi fraintesi. Poi quel sonno indotto e al mattino non va a vedere se c’è perché ha paura, ma all’abbandono non regge e piange: “Perché è un vigliacco”  perché  assurdamente  pensava “dobbiamo rimanere l’uno per l’altra”. Ma Holland  è lì! il naso rotto per aver combattuto per lei. Suo marito   ha deciso e  alla fine ha scelto lei  “si giudica un uomo da quello che fa ….è  rimasto con me“, a Pearlie  questo basta. Continua il loro matrimonio senza formulare mai  quella domanda: perché sei rimasto?. Senza mai  parlare di quei sei tormentati  mesi. Scorrono così  trent’anni quando sorprendentemente , una sera nel giardino profumato di una bella casa non loro a Pearlie e a Harold si svela il grande equivoco. Mentre  Holland guarda la bellezza che lo circonda, si sente la sua voce dire:  “mi spiace so che era quello che tu volevi” …… “avrei dovuto permettergli di darti tutto questo” Pearlie molto sorpresa  risponde “ non era quello che voleva”  e se aveva deciso di lasciarlo era  perché pensava fosse quello che voleva lui, alche uno sbalordito Holland  le risponde “che lui non aveva mai voluto andarsene”. Quali  scherzi tremendi e autoinganni provoca l’incapacità  di dialogare  e di essere sinceramente, semplicemente sé stessi! Ma come in  una bella favola “tante altre serate bellissime come quella” ci sarebbero state negli anni a venire,”ci sarebbe stato tanto di tutto…..   in quella nicchia tiepida costruita dal loro matrimonio”. Dopo la morte di Holland  nuovamente il caso offre la possibilità a Pearlie di incontrare Buzz, hanno un appuntamento  ma lei osserva solamente di soppiatto quel signore dalla chioma bianca venuto  in realtà per porle quell’antica domanda”.., Perché Holland è rimasto?”  lei non avrebbe potuto rispondere “perché ha amato più me“..non sarebbe stato gentile e neppur vero. Era nel   matrimonio  la risposta  “Come posso spiegare il mio matrimonio ….. la cui parte importante…. non si vede” . In realtà   “la passione e la bellezza non spiegano nulla” è nella semplicità delle loro vite ”l’unico gesto di poesia”, (l’amore) per Holland  erano  lei e Sonny.

Per il gruppo resta importantissimo il  dialogo e  quell’essere autenticamente se stessi, ma è pur vero che nel matrimonio l’aspetto del tempo che reciprocamente ci si dedica (speriamo nell’altruistica  gentilezza) cementa qualcosa, addomestica, come  succede alla  cagnetta Lyle che preferisce alla libertà il ritorno  a casa. Questo addomesticamento  ricorda   la  piccola volpe del  Piccolo Principe la quale  viene a dirci ”e se tu mi addomestichi la mia vita sarà  come illuminata”. E’  forse nella pazienza  e nella cura reciproca che il cuore lega  l’unicità delle persone?

PS:   se si vuole, Capitolo XXI  nel  Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupèry

 

 

 

Autore

Andrew Sean Greer , autore statunitense,  è nato nel 1970 e attualmente vive a San Francisco . Ha scritto numerosi racconti e alcuni romanzi: Le confessioni di Max Tivoli, La ballata di Pearlie Cook, La storia di un matrimonio è stato pubblicato nel 2008.

Trama

“Crediamo tutti di conoscere la persona che amiamo”  siamo nel 1953 e così Pearlie Cook comincia a raccontarci gli incredibili sei mesi che sono stati per il suo matrimonio una sorta di inesorabile lastra ai raggi X.


Genere: romanzo