04 maggio 2017
Canto della pianura di Kent Haruf è il primo romanzo della Trilogia che l’ha reso famoso. Ci mostra in modo semplice, come il titolo inglese Plainsong può suggerire (canto senza accompagnamento musicale ma univoco) la ripetitiva e faticosa quotidianità di un paesino rurale del Colorado nell’olistico intersecarsi di vita dei suoi abitanti: Holt, realistico frutto della fantasia dell’autore. Il libro è stato molto apprezzato nel Gruppo di lettura, anche se qualche lettore se ne discosta per lo stile, le troppe realistiche descrizioni riguardanti la cruda vita animale e le storie di alcuni personaggi considerate un po’ improbabili.
La scrittura di Haruf è particolare, il linguaggio è semplicissimo e stringato ma laboriosamente costruito, ogni parola è esatta, è fotografia e cronaca, perché l’autore esprime tutto con parole che mostrano.
Nei personaggi, manca l’ introspezione, il flusso di coscienza, non c’è infatti un osservatore che esprima il pensiero. I dialoghi asciutti, le azioni dei personaggi, della natura e gli oggetti – in un susseguirsi a volte troppo meticoloso – consentono una grande libertà d’interpretazione e riflessione nel lettore.
Vediamo e seguiamo gli abitanti di una comunità che si risvegliano alla speranza grazie ad un solidale e inaspettato “toccarsi”.
Entriamo nella casa di una famiglia disgregata di Holt. C’è un uomo “se ne stava in piedi alla finestra della casa” Gutrie, marito stanco, integerrimo insegnante e padre responsabile; in una stanza buia finge di dormire una donna insoddisfatta, malata di depressione che abbandonerà quella casa e i suoi due bimbi, Ike e Bobby. I quasi gemelli non si lamentano ne piangono mai- ma silenziosamente vedono e soffrono –e procedono sostenendosi in un percorso che li porterà alla consapevolezza e accettazione del non ritorno della madre. Incontriamo poi Maggie – anche lei insegnante nell’unico liceo del paese – bella e forte da sempre segretamente attratta da quel collega. Ella accudisce in casa un padre affetto da demenza senile con paziente amorosa tenerezza e per un breve periodo ospiterà anche Victoria Roubideaux, un’ allieva diciassettenne cacciata da un’orribile madre perché incinta. Da persona generosa qual è la aiuterà a tenere il bambino, traghettandola poi in un’altra casa e in altra storia ….quella degli anziani fratelli McPheron. Questi, rimasti orfani giovanissimi, han trascorso tutta la loro vita in simbiosi tra loro tra le mucche e nei campi. In una casa isolata, parchi di parole e inconsapevolmente splendidi, così simpaticamente impacciati nell’attenta e premurosa cura di Victoria e per questa riceveranno in contraccambio il piacere di riassaporare e vivere nel calore degli affetti familiari “ c’e voluto del tempo… ma quei vecchi solitari e la ragazza che hanno accolto in casa propria sono diventati una famiglia.”. E poi tanti altri fili tessono a Holt, spesso duri, dispettosi, viziati, viziosi, malelingue, prepotenti, egoisti e cattivi, il loro nome ? Ferroviere, barbiere, vicino di casa, la madre assente e la madre-strega, Dwayn, i bulli adolescenti e tutta la famiglia Beckman, si mescolano però altri fili più gentili come il dottore o fili preziosi come la vecchia signora Stearns- E poi nel mondo di Holt c’è il Vento, il vento freddo che soffia, il sole limpido che non scalda, il freddo e la neve che mulinella o che ghiaccia, strade sterrate e polvere, recinti, animali e case di legno isolate, spazi vasti; lavoro e impegno per tutti e le stagioni che sempre s’inseguono come il male e le solitudini, ma anche le serate limpide di stelle e di brezza e una solidarietà buona che permette il germogliare e il rinascere della vita.
Molti sono entrati in empatia con i personaggi e l’ambiente, altri hanno sentito distacco, perché il pensiero e l’emozione nei personaggi mancava sempre ottima la descrizione dell’ambiente, si era a Holt e nella pianura che canta, eccessive però per qualcuno, come già detto, le descrizioni crudamente realistiche riguardanti cavallo e vacche, splendido invece nella sua rustica e toccante semplicità il “quadretto” –da noi riletto- che mostra i due anziani Mc Pheron e Vittoria seduti attorno al tavolo che parlano “dopo cena mentre fuori, oltre le pareti di casa e le finestre senza tende un gelido vento del nord scatenava l’ennesima tormenta di neve…”. Impossibile poi non amarli appassionatamente, i puri dai capelli irti e dalle belle teste, le mani ruvide, la gentilezza goffa, delicata e la loro rassicurante affidabilità . Pure i piccoli, fratellini sono forti, leali; composti vanno a trovare l’acciaccatissima signora Stearns, rifugio alla loro solitudine, anche lei sola e sofferente –aveva perso un figlio- aveva capito e dato loro le chiavi di casa e preparato assieme i biscotti; quando la trovano morta percorrono a cavallo di notte un’altra strada fino ad arrivare alla lontana fattoria dei McPheron –v’erano stati una volta con il padre ad aiutarli in un lavoro con le vacche – perché da loro erano stati apprezzati., cercano conforto senza dire parole. Anche Vittoria è stimata dal gruppo –le sue decisione importanti le ha prese- studentessa e lavapiatti, ingenuamente incinta ma procede nella gravidanza, si preoccupa per il bambino, non accetta la convivenza con l’immaturo Dwaey ma torna a Holt da Raymond e Harold , discreta e riconoscente – quel volere accanto i fratelli nella sala parto e far tenere loro per primi tra le braccia la sua bimba appena nata .
Abbiamo parlato poi dell’ educazione ricevuta da Ike e Bonny e se si era tutti d’accordo sull’amore del padre – per alcuni, l’educazione adulto-centrica ricevuta li grava troppo – non sono mai stati chiamati bambini , solo ragazzini ( avevano 9 e 10 anni) : s’alzavano all’alba e andavano a ritirare e consegnare i giornali, poi la scuola e al rientro accudivano cane, gatti e i loro cavalli, restavano soli nella casa o andavano a zonzo tutto il giorno e poi …le vacche e l’autopsia al cavallo… ma è stato fatto notare in che contesto siamo in paesino rurale dell’America Profonda in cui è prassi norma incominciare subito a vivere realisticamente.
Altre considerazioni riguardo alla degenerazione dei comportamenti nell’ambito scolastico ravvisando con dispiacere come ora anche da noi le famiglie Beckman dimorino con la loro volgare prepotenza e l’arrogante difesa e cecità di fronte alla maleducazione e inettitudine dei figli. Un sorriso fuggevole e ironico vi è poi stato per quella madre-depressa che non scorda però di portar con sé macchina e denaro.
Salutiamo Holt paese di pianura, vita e paesaggio piatto duri e piatti, vita semplice in cui di tutto scorre, tutto succede nel bene e nel male ma se si da modo alla naturale generosità di esprimersi nell’incontro con gli altri ….ecco un’apertura fiduciosa che consente alla speranza di dare forza e sostegno al vivere meglio la vita e al ricrearla..