05 giugno 2014
Molto interesse e un vivace dibattito ha suscitano il libro di Irene Nemirovsky: Due, accattivante per un gruppo che era tutto al femminile e in quella età delle esperienze vissute. La scrittura scivola chiara e pulita, acutamente sincera; molti i dialoghi subito seguiti da pensieri individuali e riflessivi, tanti che qualcuno li ha sentiti eccessivi, per altri la leggerezza inquieta e giovanile esibita nelle prime pagine del romanzo ha invece creato una distanza che è andata via via diminuendo con lo svolgersi della storia. Grande ammirazione c’è stata per la straordinaria capacità empatica dell’autrice che, giovane donna quale era, è riuscita sapientemente ad entrare lungo i diversi tempi di una vita umana.
Tutti riuscitissimi i personaggi ma sgradevoli, a volte capaci però di farci sentire una vicinanza emotiva e umanamente coinvolgente. Essi sono stati per qualcuno così negativamente percepiti: “in quel piatto a essere in due c’erano solo due solitudini parallele”, da lasciargli attorno un’ atmosfera cupa, insomma amarezza. Una visione diversa invece viene sostenuta dalla rilettura di un pensiero di Antoine “La donna che ho amato di più non è stata questa…..ma rimpiangerò ciò che mi unisce a lei più …La passione sembra un dono di Dio, ce la concede solo per un certo tempo ma una cosa così, invece è tutta nostra…..conquistata a fatica, accumulata lentamente…”
Tanti gli spunti che questo libro suggerisce, seppur sia nato in un contesto ambientale circoscritto e datato, quello della ricca borghesia francese del 1920, il testo sorprendentemente riesce ancor oggi a parlarci. Vi troviamo: la giovinezza, il piacere, l’amore, il matrimonio, i genitori, i figli, la famiglia e soprattutto il rimpianto e la realtà. Abbiamo osservato, con un po’ di meraviglia, i comportamenti così liberi nei giovani protagonisti a conferma di una trasgressione giovanile che sempre si rinnova, in loro vi è una voglia di gioire dei piaceri della vita accresciuta dalla consapevolezza di essere sopravvissuti ad una guerra. Ben presto però questa loro ebbrezza giovanile viene e vuole essere sopita entro matrimoni sì auspicati ma in cui essi assentono e accettano già la mancanza di qualcosa. Ed ecco ci si sposa perché si prova affetto e desiderio: -nel viaggio di nozze c’è piacere e noia; – sposi chi non ti ama o per espiare una colpa, oppure rassegnati ad essere signori e padroni di.. .
Troviamo poi Antoine e Marianne, ormai sposi, lui coinvolto in una egoistica tragica passione e lei in una relazione che le consente di riprovare i perduti effimeri soli attimi di felicità della giovinezza. Eppure stranamente chi forma la coppia coniugale non ne esce mai più, entra nel suo specifico ruolo, se ne fa carico nella diversità delle incombenze, mentre contemporaneamente nella sua isolata interiorità rimpiange le libere opportunità della giovinezza. Essi resistono comunque assieme sapendo di non amarsi più ma sostenuti da quel “voi” che comporta rispetto e tenerezza, da un vicino sentirsi, uniti nel caldo tepore e nella pace di un letto a lungo condiviso, accolti talvolta per pene solitarie da un silenzio discreto e una mano che conforta. E così lentamente e inconsapevolmente si cementa in loro amicizia e solidarietà , si diventa quel due invincibile che può affrontare il mondo. Ecco come e quando il loro rapporto si è trasformato in amore coniugale. Ma è amore coniugale questo? Certamente è qualcosa, certamente è importante, molti si sono accontentati o si accontenterebbero di arrivare sin qui, anche se credo sarebbe difficilissimo oggi nel nostro mondo senza pazienza. Potrebbe essere di più? Può l’amore che nasce da un incontro divenire vero amore coniugale? Alcune lettrici hanno voluto parlare della loro collaudatissima e serena esperienza matrimoniale, che è stata certamente trasformata dagli inevitabili cambiamenti che il trascorrere del tempo ha apportato ma che non impedisce loro tuttora momenti felici e di interesse per l’altro. Cosa allora differenzia queste coppie da Marianne e Antoine? Certo il loro punto di partenza è diverso, al momento delle nozze si amavano, ma tantissime coppie si sposano amandosi. No, credono forse di amarsi mentre amano solo l’amore. Queste coppie, invece, amano l’altro e quando i loro cambiamenti sono avvenuti credo non siano rimasti passivamente a subirli ma forse avranno collaborato attivamente, amando tutto l’altro, per arrivare ad un loro nuovo equilibrio. Quanto è difficoltoso, difficile questo percorso e bisogna essere in due a volerlo fare, alle volte però diventa impossibile tentarlo. Ma è solo così che lentamente, lentamente quel due fatto di un amore che reciprocamente si dà diventa NOI, un noi costruito non solo dal cemento della quotidianità ma da una condivisione intima e voluta; poiché è stato detto che la felicità è condivisione, quando attimi di felicità sono nuovamente condivisi nella coppia coniugale, nell’amore coniugale… sperimentiamo … nuovamente tutto l’amore. Forse…
Autore
Irene Nemirovsky nasce a Kiev nel 1903 e muore a Auschwitz nel 1942, la sua famiglia si era rifugiata in Francia dopo la rivoluzione d’Ottobre, è autrice di molti romanzi e racconti che negli anni Trenta riscossero enorme successo. Nel 2004 è stata oggetto di una clamorosa riscoperta grazie a Suite francese, romanzo inedito per il quale ha ricevuto a titolo postumo il Prix Renaudot. Due esce nel 1936