Marina Bellezza di Silvia Avallone

04 Settembre 2014

La lettura del libro Marina Bellezza , opera seconda di Silvia Avallone,  è stata   per alcuni componenti del gruppo  scorrevole e  piacevole, ricca di tematiche attuali e propositive: il ritorno a lavori umili, la crisi economica, i difficili rapporti tra figli e genitori;  per altri invece noiosa, ripetitiva e dai personaggi disturbanti. Dimostrazione perfetta di   come il dialogo che si instaura  tra le parole  dell’autore  e ogni lettore  spesso differisca. Certamente la scrittura chiara e colloquiale della Avallone  invita a seguire l’altalenante storia “d’amore” di Andrea e Marina Bellezza ma  spesso  essa  scivola  in frasi  piatte e banali salvo poi risalire  con le accurate descrizioni paesaggistiche ed ambientali. Ecco allora  prender  bella forma la montana selvatica, aspra  Valle del Cervo;  le immagini impressionistiche  di un ‘America “modesta e periferica”  quale quella di Tucson in Arizona ;  la profonda decadenza  d’un territorio, una volta ricco ( la provincia Biellese), tappezzato  da  tristi scheletri  immobiliari. Ed è proprio da questo ultimo triste contesto, la chiusura di molte fabbriche e le difficoltà lavorative  per i giovani,  che arriva nel gruppo  la proposta di lettura di quest’opera, si è curiosi del progetto  di rinascita e di speranza  per i giovani che vi  si trova dentro. La “consapevole” positiva portavoce è  Elsa,  la giovane ricercatrice  che si riconosce  “l’appartenenza” a quel territorio    del quale “vuol prendersi cura”. Personaggio questo non del tutto credibile per noi: l’amore adolescenziale che riversa su  Andrea  sino ad “accogliere”   persino uno stupro è troppo! Come  per altro quel’ esagerato buonismo che le fa dire “di voler bene a Marina”, sua insopportabilissima e  maleducata coinquilina.  Andrea è il protagonista maschile, bibliotecario part-time (criticato nel gruppo per la sua vena aggressiva),   ha ben capito  la necessità d’invertire comportamenti lavorativi e di vita  e pur deludendo i familiari, persegue il progetto di un allevamento di mucche nella vecchia cascina del nonno  e produrre formaggio DOP, lui lo  fa  per sé stesso, ha  sempre amato la vita che conduceva il nonno, egli vuol star bene con sé. Molti altri i personaggi nell’opera,  alcuni sono solo  abbozzati  altri invece inseriti in tipologie di ruolo con estremizzazioni eccessive atte a  dimostrare sofferte conflittualità. Ci sono nel testo   momenti di felice scrittura quale il racconto di  quella ”unica giornata”  a Balma , quel  primo ricordo chiaro di Marina a  quattro anni, treccine e un  costumino rosa. In quel giorno, “non accadde niente di speciale… però erano lì tutti e tre assieme…Loro erano una famiglia.… La vita  è capace di perfezione, poche e rare. A volte ne concede una sola… E non importa  cosa accada dopo… Ne vale la pena al fine”. Ricordare  quel giorno dà la capacità  a Marina  di   perdonare  quei genitori disfunzionali  perché  comprende  che  essi, a modo loro e   per quello che riuscivano  a fare, le avevano dato amore. Incontriamo ancora  pagine godibili nell’inaspettato e sorprendente  incontro–fuga  di Andrea  con  Ermanno. Una sbiadita casa a Tucson (non più  l’Hotel Corral), un uomo in pantaloncini, ingrigito e  gambe rinsecchite: Ermanno, suo fratello “il rivale”. E Andrea intuisce che la sua lunga invidiosa rivalità non sarà risarcita, loro non l’avevano  voluta, non era dipesa da loro,  comprende   anche che la conquista di quel Far West, sognato da entrambi bambini, è per  ognuno  di loro, adesso,   dove  vuole e può: quello di lui  si trovava sulle Alpi Biellesi. Ecco adesso lui e  Marina sono cresciuti.  La bellissima,  sofferente sgradevole  Marina  è determinata a conquistare un visibile e facile successo nel mondo  effimero e fatuo dello spettacolo ( ha una bella voce,  capacità scenica  e bellezza) vuole questo per ottenere l’agognata attenzione di un padre assente,  sovrastimato e tanto amato,  ma quando il successo arriva  si rende conto che è inutile per le ferite affettive. Ugualmente ferito ed è arrabbiato è Andrea, egli  si sente figlio non desiderato, uno sbaglio di due genitori  che hanno già il figlio perfetto, il primogenito  Ermanno. Questi due giovani sofferenti  capaci a loro volta di far del male, non saranno  risarciti, ma cresceranno acquisendo comprensione e libertà. Andrea potrà così accettare di non  rinchiudere Marina nel suo progetto di vita e Marina di   sentirsi parte della Valle del Cervo ma anche di  amare  gli applausi  del pubblico. E il loro amore? Grande perplessità da parte di tutto il gruppo  che vede  alla  base di questa relazione una fortissima attrazione sessuale – lei è bellissima e sfuggente –  poi una comune, se pur diversa, mancanza  affettiva. Si spiega allora il voler prendersi cura di Andrea , la dedizione, la disponibilità nell’aspettare Marina  perché  lei divenga parte di quel  progetto di vita Caucino-Bellezza,  ma infine  riconoscerle il diritto alla sua  selvatica libertà. Marina invece è  egoisticamente indaffarata , ritorna sempre da lui perché è l’unico   punto fermo e sicuro che ha. Da lei un sol  gesto generoso, quel condurlo a Tucson per incontrare la realtà. Abbiamo detto: tra loro una grande attrazione, ora anche il vedersi     per quello che  sono, saranno perciò essi stessi , accompagnati dal  tempo della vita, a dare  la giusta risposta al loro rapporto.

 

Autore

Silvia Avallone è nata a Biella nel 1984, vive a Bologna; nel 2010  con Acciaio ha vinto il premio Campiello Opera Prima ed è entrata tra i finalisti del premio Strega.

 


Genere: romanzo