Anna di Niccolò Ammaniti

07 Gennaio 2016

Tra vivida accoglienza, lieve insoddisfazione e pacata delusione è stato discusso, nel gruppo di lettura,  il nuovo romanzo di Niccolò Ammaniti: Anna. Sempre ottima  la scrittura comunicativa di Ammaniti dove s’intrecciano realismo, psicologia e giuste  metafore; sorprende invece, nei “suoi” lettori la trama distopica che  avvince certamente chi di noi era digiuno di tal genere ma che porta gli  altri a  immancabili confronti con diversi testi d’innegabile  spessore.  La differenza c’è rispetto agli altri nella forte visione positiva presente nel testo: una “fantastica” speranza – così forte nei bimbi –  accompagnata da una vivente e generosa responsabilità, la chiara luce solare e la natura rigogliosa.  Condivisa   da tutti i lettori,  è  la sensazione di caos e confusione provata dal momento in cui si varca  il cancello del Gran Hotel Terme Elise, è tutto   nebuloso quel che succede nel  santuario  Picciridduniano in cui Anna ricerca il fratellino rapito. Per Anna  tutti hanno parteggiato, grintosa ragazzina dalla volontà dura e il cuore tenero. I personaggi  sono ben  riusciti e allettanti, vedesi   Coccolone cagnone “cattivo”  che alla forza e alla compassione di Anna soccombe  ed entra con la sua fedeltà “cagnesca” nel suo “branco”; Astor il fratellino  protetto da Anna  con favole e mostri  all’interno e all’esterno del loro podere-rifugio,  talmente estasiato alla scoperta di altri bambini  da rinnegare  la sorella; per restare in loro compagnia c’è poi il ragazzino Pietro infaticabile credente  di scarpe miracolose la cui  brutta  e disgraziata fine  – Ammaniti non si smentisce- nessuno di noi  voleva.

Qualcuno nel gruppo  lamenta  le truculente e realistiche descrizioni dell’autore: quelle ossa lasciate a scarnirsi tra “effluvi” nauseabondi ,  ossa che in realtà pulite e” ornate” da Anna bambina diventano un vicino rassicurante totem materno. Ripugnanza  anche per  quel dondolante gigantesco “burattino“, fatto d’umane ossa che i  bimbi blu hanno costruito; poi, all’interno della piscina melmosa, disgusto per i lascivi palpeggiamenti che  ragazzini,  già malati e drogati, dedicano  alla  prostrata semicosciente Anna. Ci siamo imbattuti anche in una strana eutanasia elargita “generosamente” da zio  Patrizio, investitosi “angelo della morte”, che con l’aiuto di Pietro e di “due sacchetti di plastica senza buchi”. Eutanasia praticata  indistintamente tra chi per se l’auspica – ormai certo di una dolorosa e prossima fine –  e chi tale richiesta non l’ha  mai esplicitata.  Ripercorriamo assieme ad Anna la sua la storia: aveva  nove anni quando i Grandi si estinsero spazzati via da quel  Virus mortale  che dovrebbe   uccidere  anche lei al raggiungimento della pubertà. Lei ha allevato e custodito  il fratellino  che  mamma le aveva affidato, ora tredicenne; è una tosta, coraggiosa e risoluta ragazzina, fortificata dalle tragiche avversità che ha vissuto. E in questo mondo abitato da bimbi ancora dallo scarso intelletto e dalla preponderante emotività, lei ha vissuto  sorretta  da un sapere che la mamma previdente le ha lasciato nel quaderno delle “Cose importanti” e dai ricordi mentre il mondo fuori, il suo “podere”, sta diventando nuovo.  Da qui  lei  esce in una terra disseminata di ossa e di mummie,  solo alla ricerca di cibo e cose utili.  E’ questo un  mondo  abitato da bimbi quasi selvaggi e adolescenti malati  destinati a perire: incendi,   cose abbandonate, il saccheggio e l’inevitabile  incuria hanno velocemente  trasformano  le costruzioni dell’uomo  in ruderi fatiscenti. Attorno… il silenzio dell’uomo, solo  suoni naturali: vento, pioggia, crepitii e tuoni,  versi di animali  abitano  i luoghi rigogliosamente rinselvatichiti e solari di questa Sicilia ove non si riesce , nonostante tutto, a respirare cupezza. Anna abbandona  il suo violato rifugio  e inizia il viaggio per ritrovare  il fratellino rapito dai  ragazzini bianchi e i bimbi blu. Questi bimbi raccolgono le  ossa umane  per la grande Festa  della Piccuridduna  – che si terrà nel luogo dove il passaparola  della speranza fa convergere tutti i disperati  e moribondi malati di Rossa, credenti disperati in una promessa  miracolosa  e irrazionalistica guarigione . Vi recano obbligatoriamente dei  doni  – che saranno incamerati  dai ragazzini bianchi, scaltri  furbastri che il tutto hanno organizzato. Anche Anna si dirige là e lungo la strada incontra  Pietro e con il suo aiuto riesce a portar via  da quel luogo pietoso e infernale Astor. . Vanno tutti assieme e, con  Coccolone in coda, proseguono il viaggio: lui  perché continua la fiduciosa ricerca delle miracolose scarpe da ginnastica Adidas…; lei   perché  determinata  a raggiungera la Calabria  ove spera ci siano dei Grandi  in grado di curare  la “Rossa”. Si fermano  nell’intatta e  bella Cefalù, mare bellissimo –nuotate e pesca- , una bella casa,  grandi   bevute –  fanno così bene all’umore! Beoni ma sicuramente senza cirrosi – e   nuove sensazioni, sintomi d’innamoramento per Anna, ora è tutto così bello e sereno che le fa desiderare di rimanere  -e abitare la vita lì. Anna ha compreso che “la vita non ci appartiene, ci attraversa”. Ma non sarà così,  in  Pietro – che ha la Rossa ma non lo dice, – c’è sempre il sogno delle “Adidas”,  a lei poi arrivano  con il sangue “le sue cose” e i timori e gli umori instabili  e  decide la partenza  per lo Stretto di Messinae ma c’è    quella desiderata e maledetta  motocicletta che provocherà la dolorosissima morte di Pietro. Perdita, nuovo dolore e vuoto,  “l’amore è mancanza”  ma c’è ancora  senso nella vita di Anna portare Astor  in  Calabria –terra di speranza per Astor e forse ancora per lei. Poi  il quaderno  di mamma non contiene le tante cose che  lei ora ha sperimentato e dovrà inserirle per Astor che ormai sa leggere perche gli siano d’aiuto quando non ci sarà più lei.. Ed eccoci davanti allo stretto di Messina, un pedalò , un cane pauroso dell’acqua poi un intrepido inseguimento e il recupero pericoloso e coraggioso di Coccolone   e ……la terra calabra ,  simile a quella lasciata, vestigia deserte nient’altro.  Ma un benigno caso   volle  che….  le tante cercate Adidas Hamburg  di Pietro si trovino ora tra le mani di Anna, si quelle che chiamano le farfalle e portano al di là, unico paio però!. Non si perde d’animo Anna che   recupera speranza e scarpe scompagnate – realtà e mito  congiunti-  nei piedi dei due fratelli –  mano a  mano con Astor  s’avviano verso un   nuovo cammino.

 

Autore

Niccolò Ammaniti nasce a Roma nel 1967 , vincitore del premio Stresa nel 2007. Tra i suoi romanzi : Io non ho paura, Io e te, Come dio comanda.

 

 


Genere: romanzo