5 Settembre 2013
Ritratto di Signora di Henry James, è l’opera discussa dal gruppo di lettura. Volume corposo di cui molti lamentano l’eccessiva lunghezza a fronte dei pochi fatti narrati. Si riconosce comunque la bellezza di una prosa dal linguaggio divertente ed ironico. Purtroppo la recente ritraduzione del testo fa perdere alle pagine del libro un po’ dell’antica polverosa poesia, ma Gardencourt sempre incanta, i dialoghi sono belli, profondi e veri, come del resto vivissimi vi sono i personaggi. Un sorriso, l’egotica Madame Touchet e la svenevole contessa Gelmini lo fanno sempre spuntare, bistrattata contessa! – a cui qualcuno del gruppo riconosce invece una perspicace realistica intelligenza . Tra i tanti attori primeggia il cugino Ralph, conquista la sua generosità delicata e attenta, l’intelligenza acuta che gli fa volgere al positivo la sua esile vita. Egli regala a Isabel possibili realizzazioni e a sé stesso, nel suo piacere d’osservarla un senso e una forza nuovi. Al polo opposto appare l’odiato Osmond, tronfio, anaffettivo e inaccettabile in tutti i suoi ruoli: come marito, perché una moglie non si espone in una” vetrinetta” personale; come padre che volontariamente annienta ogni forza psichica nella propria creatura, e come uomo capace di trasformare una donna in consapevole masochistica vittima. La protagonista Isabel non raccoglie molta simpatia, non si trovano solide motivazioni alla sua giovanile arroganza, ci si indispettisce al rifiuto di ottime proposte matrimoniali per inseguire una realizzazione personale affossata e contraddetta proprio da un matrimonio sbagliato, inoltre molto severamente è stata giudicata la passiva acquiescenza alle regole e tradizioni osmondiane che non le permettono di aiutare Pansy d’uscire dalla terribile tirannia del padre. Ci sono state critiche riguardanti il modo di vivere di questa “aristocrazia” americana trapiantata e itinerante per l’Europa; essa è così staccata e lontana dalla realistica quotidiana contingenza come dalla Storia che contemporaneamente la avvolge. E’ stata posta anche l‘attenzione sulla netta spaccatura tra la Prima e la Seconda parte dell’opera, in quest’ultima vi incontriamo la strabiliante trasformazione di Isabel; infatti, all’improvviso Lei appare ed è: “un cartellone pubblicitario” di Osmond. Forse, chissà è qui che l’autore ha dato titolo al libro, qui l’autore ha dipinto il “Ritratto” alla signora. Già una lettrice aveva intelligentemente intuito l’importanza metaforica e simbolica del “Ritratto” per James: in Isabel la giovane fanciulla “americana”spontanea e attiva nel volere conoscere e vivere traslata ora in quel ritratto che la congela alla vita, possiamo vedere la fattiva creatività della giovane America a fronte di una raffinata vecchia Europa detentrice di cultura e di un’arte che però è sola raffigurazione di vita. Vogliamo allora rivedere lo snodarsi lento di realtà e riflessioni interiori vissute e percepite in/ da questa fanciulla inizialmente presuntuosa, per comprenderla? Per far meglio questo bisognerà conoscere la cultura e lo spirito di quel momento storico si arriverà così a riconoscere che questo libro è stato scritto in onore della donna e come auspico alle sue libere scelte. In quest’opera per la prima volta un personaggio femminile in relazione con la propria coscienza e con gli altri è il soggetto intero di tutto un libro. Ci chiediamo perché, perché la donna? Ci può illuminare una frase di George Eliot riportata nella prefazione del Nostro, dice: “..in quei fragili vasi” viene trasmesso attraverso i secoli il tesoro degli affetti umani. E che dire del signor Touchett che dichiara “saranno le donne a salvarci”. Seguiamo allora nuovamente questa giovane donna curiosa, dalla fervida immaginazione amante della perfezione e seguace della giustizia protesa verso una vita che non vuole sia solo l’attesa passiva “di un uomo che la fornisca di un destino”, ma realizzazione attiva della felicità conseguente alle sue scelte personali . Lei crede di poterlo fare ed è questo che la differenzia, la rende interessante e le permette di rifiutare due eccellenti proposte di matrimonio. La prima la rifiuta perché lo sguardo buono, bovino e piatto delle sorelle di Lord Warburton le fanno capire che non sarà mai in grado di vedere la vita dal punto che lo stesso Lord può proporle:, mentre il secondo rifiuto avviene in difesa della sua indipendenza in quanto Caspar sembra sapere “ quel che era bene per lei più di se stessa”. Quando l’ invisibile generosità di Ralph le dona una ricca indipendenza Isabel cercherà e si permetterà di scegliere un’ immaginifica realtà, ma nell’incontro con lo sleale Osmond la sua immaginazione e la sua ricchezza le si volteranno contro. Ma cosa ha quest’uomo per irretirla e abbagliarla. Quello che lei cerca: è un originale gentiluomo “per il quale essere importante e supremamente indifferente”, ha grandissima cultura, non è ricco ed è un po’ inconcludente. Isabel può fantasticare su un cammino di crescita nella conoscenza e bellezza condivisa, e c’è dell’altro ancora: a lui può darsi in un rapporto equilibrato perché, portandogli in dono la sua ricchezza, stabilizza la possibilità per entrambi di quel radioso cammino e allo stesso tempo da modo a sé stessa di dare un senso a quella inaspettata e gratuita eredità. .Ahimè, ben diversa si mostra la realtà, nel matrimonio presto si disvelano differenze abissali e traumatiche e se inizialmente Isabel sacrifica molto di sé per amore di crescita dell’altro e per un senso di colpa, le sembra d’aver ingannato il marito per non aver mostrato subito intera la sua personalità, non può alla fine accettare di diventare solo un’estensione dei pensieri di Osmond. Lei pensa con la propria testa! Per questo motivo colui “che si prende troppo sul serio”, il piccolo uomo ossessionato da un formalismo rituale basato su una personale e sacra tradizione e la cui visione del mondo (il meschino e arrogante disprezzo per l’umanità) non può essere condivisa da Isabel, la odierà perseguitandola, mettendo in atto contro di lei una costante e pressante violenza psicologica. Non è questo comunque che lei teme, lei a paura soprattutto di se stessa, di non saper resistere oltre, a quell’integerrimo senso del dovere che le fa ancora desiderare d’essere una buona moglie, perché sacro è il matrimonio. E’ lei ad aver scelto, l’errore è stato suo e questo errore, con la sua natura orgogliosa incline al perfezionismo, non lo potrà mostrare al mondo, dovrà solo sopportarne le infelici conseguenze. Ecco allora Isabel ingabbiata nel ”ritratto” , non più fatto di curiosità, creatività, ma solo un ripetitivo ed esagitato movimento, e quale libertà le resta, se non quella che le farà scegliere – con sommo dispiacere per chi l’ha seguita sin qui- il sacrificio per l’altro, il bene di Pansy. Ed è proprio Caspar, in un momento in cui lei si sente debole, bisognosa di protezione e pronta forse a lasciarsi andare alla pienezza della vita, che con un bacio, beffardamente, illumina in Isabel la scelta da intraprendere. Perché Isabel in quel bacio ha avvertito connesse virilità e la potente volontà di lui.
E nuovamente riconosce in Caspar un ostacolo a sé stessa.
Autore
Henry James (New York 1843 –Londra 1916) è stato scrittore di insuperata finezza psicologica, ponte tra il Vecchio e Nuovo Mondo, di grande prolificità. Tra le sue opere ricordiamo Washington Square, I Bostoniani, Le ali della colomba, La coppa d’oro , Il giro di vite.