La bastarda di Istanbul di Elif Shafak

022 Maggio 2013

 

Il libro dell’autrice turca Elif Shafak, La bastarda di Istanbul è stato accolto dal gruppo di lettura, a maggioranza femminile, con grandissima empatia. La scrittura corre semplice e scorrevole ed invoglia la lettura, la trama seppur arzigogolata si dipana  in tante storie che però poi chiudono  un cerchio di senso. Il gruppo si è invaghito di un mondo al  femminile intrigante e poco conosciuto. Eppure, all’interno dell’opera, ci sono  storie  dure: di violenze da pacificare, di  ricerche d’identità che conseguono a Storie più grandi (il genocidio armeno). Storie che hanno bisogno di essere raccontate con sincerità e riconosciute con responsabilità. Ma   è  stata anche la  lettura  di un mondo accattivante. Vi  incontriamo   l’Istanbul d’oggi: le sue  strade, i colori, i caffè e le contraddizioni, i profumi  di spezie e ciambelle. Una profusione di ricette  ci invade, descritte così minuziosamente  che esaltano l’ importanza del cibo. Il “cibo” viene colto quale collante dell’universo femminile fatto d’affetto elargito e coesione, che  permette un “maternage collettivo” ma che resta estraneo all’uomo. Quest’atmosfera ha irretito parecchie di noi come  le parole di una componente del gruppo  stanno a  dimostrare: ”Ho cucinato l’agnello alla maniera turca perché mi è nata la voglia di sentire nella mia cucina gi stessi profumi di spezie e  sentendomi vicina a quelle donne ho avuto il desiderio di condividere con loro qualcosa”. Si è  poi  affettuosamente sorriso della protettiva famiglia armena  di Armanoush raccolta e giudicante attorno al suo corteggiatore che l’ha invitata a  cena. Altri invece hanno ritenuto  tale comportamento  invasivo e nocivo per l’ autonomia della persona, del resto questo  avviene anche  nell’altrettanto amorevole  clan turco per Asya. E’ un’affettività che protegge  inglobando, rendendo difficile ad Armanoush e Asyae, costrette all’insincerità, la crescita personale e la ricerca di quelle parti importanti ma sconosciute che servono alla loro identità. Comunque le donne sono forti  a fronte di  personaggi maschili resi deboli incredibilmente da una tradizione culturale che li vorrebbe  avvantaggiati  dall’amore  o non amore materno. Spiccano due donne Zeliha e Banu. La prima con orecchini e tacchi a spillo, colori e minigonne ribadisce a Istanbul il suo diritto di essere ma è nel  suo  lungo e doloroso silenzio che lei s’ innalza senza l’aiuto di nessun tacco, risparmiando tanta sofferenza alla famiglia. L’altra è Banu, seppur imbacuccata  nel   tradizionale fazzolettone, cosi forte da  preparare e offrire l’ashure per permettere “a chi deve” di accettare la responsabilità di un’atroce colpa. Banu è tanto compassionevole da restituire  a chi spetta l’ antico  pegno d’amore, la bella spilla  a forma di melagrana; oggetto  che racchiude in  se il peso di un’odissea  e dell’abbandono di un bimbo, ma ritorna ora  leggera e  in forma di dono nelle mani di chi non sa nulla.  

Autore

Elif Shafak è nata nel 1971, laureata in relazioni internazionali. E considerata una delle voci più importanti della narrativa turca. La bastarda di Istanbul, pubblicato nel 2006, è il suo secondo libro. Per quest’opera  l’autrice è stata accusata di attacco all’identità turca.

 


Genere: romanzo