I poeti morti non scrivono gialli di Björn Larsson

07 Dicembre 2017

Uno scrittore scandinavo Bjorn Larsson e un porto nel Mar Baltico  il paesaggio per l’opera scelta dal gruppo di lettura: “I poeti morti non scrivono romanzi gialli”. Un  classico giallo, anzi, due gialli sovrapposti ,e una soluzione semplice –  hanno riconosciuto tutti  l’assassino con un  tocco finale  a sorpresa  triste. Questo romanzo,  sottotitolato “una specie di giallo”, è  anche  altro; vuole, ironizzando il grande successo commerciale del nordico filone noir,   parlare di letteratura e soprattutto di poesia. Insolito luogo per decantarne le virtù, le importanti verità  che  essa schiude; lavorio incessante e  necessario che aiuta  all’umano  il conoscersi e cercare così di  viverne l’essenza. Ma  tantissimi altri spunti  di riflessione si offrono poi ai lettori  infilati tra le  pagine e parole di  generi letterari diversi.

La trama: Jan Y. Nilsson è un bravo poeta alieno ai compromessi e sempre fedele al desiderio sincero di esprimere la realtà nel canto poetico; egli sente di dover acconsentire per riconoscenza – venendo meno a sé stesso –  alla richiesta fattagli dal suo editore di scrivere un romanzo giallo, poiché questi, stimandone la bravura,  ha sempre pubblicato le  sue opere di scarso profitto economico. Incoraggiato anche da una forte indignazione –  sensibile com’è all’etica sociale che gli fa sentire  il dovere di denunciare – ha accuratamente documentato  il malaffare  che si è  ramificato  nel suo Paese. Siamo a poche pagine dalla conclusione di “Gli uomini che odiano i ricchi” e l’editore – una bottiglia di champagne e il contratto da firmare in tasca – sta arrivando alla casa-barca del poeta, ma quando entra  lo trova appeso ad una fune; benché scioccato e sinceramente dispiaciuto non si perita, prima di avvisare la polizia,  di  apporre lui  la falsa firma del poeta  nel  contratto milionario. Sì, lo champagne questo doveva festeggiare.  Il romanzo  era stato anticipatamente e profumatamente venduto  a diversi editori europei. Dell’indagine di questo suicidio è incaricato  il commissario portuale e poeta dilettante  Barck  il quale argutamente comprende che lì c’è stato un omicidio il cui movente sta  nel contenuto del romanzo del quale si vuole  impedire la pubblicazione. Il commissario, dalle pagine di quel giallo arriva a un sospettato in carne e ossa il quale però ha  un alibi e così  le indagini si arenano. Viene poi ucciso  anche  l’editore   che non aveva dato importanza  alle minacce di morte ricevute  per impedire quella pubblicazione.  Solo al ritorno di un testimone si avranno degli indizi  – sembra sia stata vista una donna e una macchina –  che condurrà  il nostro commissario a  cambiare prospettiva portandolo a calarsi  psicologicamente nei panni di Tina, la straziata  musa  del poeta,  venendo così a intuire le egoistiche vere  motivazioni che l’hanno portata a uccidere. Purtroppo però Barck non farà in  tempo a  impedirne l’ultimo omicidio.

Un testo dalla scrittura fluida, buone riflessioni sulla poesia , belle le descrizioni del porto, la figura del commissario ben delineata,  gli altri personaggi descritti con buona psicologia, anche se la struttura del giallo non li rende completi.  Il libro è stato letto volentieri,  ma non molti hanno provato  emozioni,  sentite invece  nella  lettura di alcune belle poesie prese a prestito dall’autore.

I personaggi positivi sono  il poeta Jan, uomo riconoscente e onesto che  anche nel ruolo di romanziere rimane coerente alla  ricerca di verità nel reale,  poi  Abel lo scaricatore portuale disponibile, quello del lavoro ben fatto con cui si  “mantiene la propria dignità” e dalla retta opinione  “ non è letteratura quella asservita ai gusti del pubblico” . Un punto nero d’egoismo intorpidisce tutti gli altri. C’è anche nel  commissario Back, buon  marito e acuto  fautore di  regole matrimoniali salvatrici  della giusta affettività, la necessaria autonomia; idealista giovanile e  ora scettico onest’uomo che scrive di poesia  ed è convinto di essere diventato per tal motivo un poliziotto migliore grazie a quel  pensiero laterale intuitivo che “vede collegamenti che altrimenti sarebbero stati invisibili” e  porta a buoni frutti. L’ Ego, infatti, c’è, è quello  che  coglie in quest’incarico anche l’opportunità personale – la  possibile pubblicazione della sua raccolta poetica tramite l’editore Petterson. Anche Petterson è un  brav’uomo, una vita interamente dedicata al lavoro, pubblica le buone opere anche in perdita  pareggiando   con il profitto dei  best-seller, ma è travolto dall’idea del successo di questo romanzo arriva a commettere reati come falsificare il contratto e senza rivelarlo far  terminare il romanzo da un altro scrittore . Anders è l’affermato scrittore di “gialli” , amico  vero del poeta,   innamorato sinceramente di Tina, è reso vile dalla paura di perderla e  rimanda continuamente di svelare che  lui ha portato a termine il romanzo, quello  che lei non avrebbe mai voluto che il poeta scrivesse. C’è anche il personaggio Neils, l’ assassino del giallo nel romanzo,  l’operaio che uccide per un senso di  giustizia sociale  salvo il rendersi conto poi dell’inutilità del suo gesto: il  mondo resta uguale mentre lui   resta beffato dal rimorso. Ma è Tina la figura più interessante, qualcuno l’ha definita la stalker nascosta, musa non amata  ma capace di rendersi  necessaria al poeta, sia come  sostegno affettivo ed economico e la cui critica molto apprezzata. Ora,  benché sofferente per la   tragica morte di Jan  sembri rinascere perché ha ereditato l’incarico  di curatrice di tutta la sua opera poetica, felice di salvaguardare quella poesia per i posteri come  si augurava il post-it- trovato nella barca (e in realtà scritto da lei) – “il mio più bel ricordo sarà la mia morte” .Per questo lei l’ha  ucciso, per conservarne la  fama  incontaminata, questo amava in lui ossessivamente, amore  per la poesia che da lui emanava sebbene la realtà più profonda  sia diversa: lei lo ha ucciso per egoismo, lui l’ha tradita e lei avrebbe perso il suo ruolo. Temeva che col futuro successo del  romanzo, Jan non avrebbe più avuto bisogno di lei,  si sarebbe allontanato  privandola del suo senso della vita. Tina usa gli altri per i suoi bisogni, non ama,  lo fa anche  con Anders, lo usa per avere quel figlio che le sembra  possa risarcire delle vite che ha tolto, solo così potrà continuare a vivere.

Tutto è travisato perché  non è questo il vero rapporto tra la vita e l’arte. Vita  del mondo che cela misteri e arte che, se pur a volte è “criptata”  alle nostre logiche capacità, suscita emozione  e noi sentiamo essenze  svelate. E’ un testo, questo, che indaga la natura della poesia, riconoscendo in essa  qualcosa di prezioso che  può cambiare una vita, dispiace però  che nel silenzio ora della parola scritta abbia perso il suo antico canto, quello che  ad alta voce trafigge.

Accesa e divertita la discussione nel dibattito riguardante la  Svezia  – ai nostri occhi,  prima, considerata il vero paese dallo stato sociale solidale ed etico –  poiché si sono scoperte in essa  le stesse orribili pecche che affliggono il Nostro. La globalizzazione del malcostume, del potere della finanza con i suoi intrallazzi e segreti, i paradisi fiscali, gli stipendi esorbitanti e ingiustificabili  dei Manager, le fabbriche dislocate nel terzo mondo e il conseguente licenziamento degli operai, gli aiuti alle Banche sostenute da “perdite statalizzate” che salvaguardano i guadagni privatizzati e  l’enorme divario  tra il reddito da lavoro e il reddito da capitale che ha portato nuovamente la grande ingiustizia sociale. Tuttavia siamo rimasti convinti  che la Svezia sia un paese democratico migliore del nostro, anche se qualcuno tra noi ha  combattivamente affermato di non esserne  assolutamente d’accordo. Interessati anche  le considerazioni riguardanti l’editoria, ora e voracemente interessata al profitto a discapito dei libri di qualità  questi spesso soppiantati  da testi banali  molto  ben reclamizzati dai media interessati.  Concordi anche nel sentirsi  offensivamente manipolati da quei giornalisti che informano senza l’onestà  di verificare la concretezza, dei dati che vanno a  pubblicare e per le loro  “campagne mediatiche  senza più il senso delle proporzioni, ormai la drammatizzazione della realtà sembra diventata una pandemia“. E altro  irritante, penoso  squallore  si trova  nel padre di Jan il poeta, così religiosamente ottuso da diventare crudele nel disconoscere quel figlio che sceglie di vivere nella scrittura per poi ereditarne i  milioni e la fama alla sua morte.

L’autore in questo “giallo” ha mostrato un mondo che conosciamo nella sua umanità degradata venendoci però a suggerire che proprio dalla letteratura può arrivare un aiuto. Essa fa nascere domande sul come si possa evitare questa disumanità, ci invita a soffermarci per ricordare come e cosa è un vero essere umano.

Autore

Bjorn Larsson è docente di francese all’Università di Lund, ha pubblicato varie opere di critica filologica e ha tradotto dal danese, dall’inglese e dal francese.
Appassionato navigatore sulla sua barca a vela “Rustica”, a bordo della quale ha scritto La vera storia del pirata Long John Silver, ha esordito nel 1980 con la raccolta di racconti Splitter (Frammenti), ma solo nel 1992 ha raggiunto la fama internazionale con il secondo romanzo, Il Cerchio Celtico, Premio Boccaccio Europa 2000, un thriller ispirato da un suo viaggio nelle acque della Scozia e dell’Inghilterra. Con Il porto dei sogni incrociati, del 1997, si è aggiudicato in Francia il Prix Médicis.
Nel 2011 è uscito il suo primo libro giallo: I poeti morti non scrivono gialli, sempre edito in Italia da Iperborea.
Del 2014 è Diario di bordo di uno scrittore (Iperborea). Del 2015, invece, è Raccontare il mare (Iperborea).


Genere: romanzo