6 Febbraio 2014
Giovedì 6 Febbraio il gruppo di lettura si è cimentato per la prima volta con una raccolta di racconti di Alice Munro: Nemico, amico, amante. Grande scrittrice e incontro fruttuoso. Un testo scritto con semplice eleganza eppure lavorato a cesello. Pochi aggettivi, poche parole, perfetti! ed ecco appaiono fotografie: un paese, ambienti, persone, perfino interiorità lontane in cui riusciamo ad entrare. Tutto in relazione a regalarci spezzoni di film e di vite; storie sospese eppure incredibilmente complete che posseggono la straordinaria capacità farci intravvedere l’ essenza. Ci spiazza l’arrivo, dall’esterno o dall’interno dei personaggi, di ”qualcosa” seppur piccolo tale da provocare il cambiamento e la svolta della storia. Nove le storie e tanti personaggi di cui abbiamo parlato e molte le donne che abbiamo accolto stasera. Sono le voci femminili, infatti, a narrare, solo l’ultima è di un uomo. Tutte loro dicono un mondo quotidiano e interiore dove sempre gli uomini sono ben incuneati e osservati. Esse guardano da angolature negative la monotonia, ripetitività, crudeltà della vita, dell’essere umano, il caso, la sua accettazione e/o il porvi rimedio, ognuna con la capacità che le è propria.
Una stazione, e Johanna è la prima a presentarsi, capelli rossi, una determinazione ruvida e pragmatica, lucida con se stessa “il giusto vestito da sposa”. Essa è la vittima inconsapevole di un terribile scherzo il quale però involontariamente ha contribuito a dispiegarle il “cuore che sembrava infeltrito” da una vita difficile, e che si volge inaspettatamente al positivo per la capacità di prendersi cura degli altri di Johanna.
Il ponte galleggiante è il secondo racconto e una lettrice ci confida che, sorprendendo se stessa, ha condiviso “la leggerezza indulgente” di Jinny per quel bacio, per quella Lei senza “cappello” sospesa tra l’acqua e le stelle, che sa godere della capacità di attimo di sospenderla brevemente dal dolore, dalla malattia, il timore per una inaspettata speranza e il vuoto che sente. Quella distanza da un marito che la rende incapace di condividere perché egli non ascolta, non la conosce. Qualcuno viene a suggerire di altri baci negli altri racconti e non sono baci erotici. Ad esempio il bacio di Mike e quello di Ed.
Andiamo allora in Ortiche, ci viene incontro l’immagine di due bimbi e di una “felice” guerra fatta a palle di terra. E’ il ricordo condiviso e gioioso con un “tu” ritrovato (e che si vorrebbe intatto), poi due mani adulte sui polsi contro la bufera, loro accovacciati ancora come bimbi in un campo d’ortiche, il casto bacio per lo scampato pericolo e il sole che nuovamente brilla su un vissuto tragico di Mike che irrimediabilmente divide lasciando un “amore inutilizzato” ma che rimane “….come una goccia di miele, una risorsa sotterranea“ chiusa nel “ nuovo silenzio venuto a sigillarlo.” Le risorse sotterranee delle donne!! Le ritroveremo ancora, esse le aiutano a vivere il presente ma possono essere anche d’ostacolo al cambiamento nelle loro esistenze.
Nina e Ed , altri due personaggi, abitano in Conforto. Lui, ha un lavoro raccapricciante e altezza giusta per baciare il punto più vulnerabile di lei: il collo; un bacio dato dopo la scoperta di una complice intesa per l’insofferenza che entrambi provano verso aspetti caratteriali dei rispettivi coniugi. E’un conforto che ritorna ogni anno con l’assolo di Ed al concerto natalizio e in cui Nina sente ”come se in quel momento ogni cosa di lei venisse riconosciuta onorata e inondata di luce”. Ora lui è lì con le ceneri di Lewis e ambigue rose e se pur lei vorrebbe confidargli la sua delusione per il ridicolo biglietto lasciato in tasca dal marito si trattiene, sa che quel reciproco conforto si nutriva solo all’interno dei loro matrimoni .Lei adesso deve andare a disperdere le ceneri di Lewis, come lui voleva, senza nessuna sacralità ma con una devozione che lei sente Qui l’autrice con una bella metafora ci parla del dolore di Nina ma anche la di lei sorpresa quando scopre di “riuscire a muoversi ..nello specchio d’acqua della vita”.
Altro racconto, altro dolore Grant soffre l’abbandono di Fiona, e sono quei post-it attaccati ai cassetti di cucina che preannunciano il male di Fiona, poi l’ospizio, il non essere più riconosciuto da lei, l’esser spazzato via. Tradimento estremo che va ben oltre a quel tenero tenersi compagnia di Fiona e Aubrey, doloroso ma sopportabile perché egli vuole soprattutto il bene di Fiona. Disposto a tutto pur di non vederla soffrire anche, quando Aubrey lascia l’ospizio, a riportarglielo. S’offre di pagarne la retta e al rifiuto di Marion, la moglie, si rende disponibile ad infilarsi nella di lei solitudine. Marian, sfacciata, efficientissima, concreta donna di casa che sarebbe piaciuta a sua madre e, da ex Don Giovanni, nemmeno lui disdegna. Ma quando finalmente lui riporta Aubey da Fiona non tutti i partecipanti sono d’accordo su chi lei riconoscesse. Chi Fiona riconosce? Riletta la pagina a scoprirne gli indizi viene confermato Grant e tutti possono percepire nel fugace momento di lucidità di Fiona la tenerezza che ammanta di bellezza un amore che non vuol finire.
Autore
Alice Munro nata nel 1931 è la più importante autrice canadese contemporanea. Ha pubblicato tredici raccolte di racconti e un romanzo . Nel 2013 ha vinto il Premio Nobel per la letteratura. Titoli di alcune sue opere sono: Il sogno di mia madre; In fuga; Le lune di Giove; Troppa felicità; Chi ti credi di essere.